Dal 27 al 29 settembre Cremona celebra i suoi liutai e la musica, in una tre giorni dedicata agli strumenti musicali d’alta gamma, dagli archi ai pianoforti, dalle fisarmoniche ai fiati con eventi culturali, presentazioni di libri, vernissage, concerti, una sorta di Salone del mobile meneghino con tutti i “fuorisalone” del caso che trovate a questo indirizzo. In questo bailamme di archi, archetti, oboe, violoncelli, amanti della musica, professionisti e aziende costruttrici c’è una novità, l’Electric Sound Village.
È nato per iniziativa di Stefano Prinzivalli, chitarrista, un lavoro alla Fondazione Museo del Violino dove, da molti anni, si occupa di marketing culturale. Stefano è anche un amante e profondo conoscitore del Rock e dei movimenti culturali che questo ha generato: fa parte del Vintage Authority e del Made in Rock APS, due associazioni che hanno lo scopo di onorare la musica in tutti i suoi aspetti.
L’Electric Sound Village è il fiore all’occhiello di questo salone dalle perfezioni armoniche. Un’avventura pensata da tempo, coraggiosa e visionaria. La liuteria elettrica, infatti, ha apparentemente poco da spartire con quella classica cremonese. La sfida di Prinzivalli, nella miglior tradizione della musica che si evolve per contaminazioni, è quella di creare un proficuo scambio tra le due liuterie. È questione di consequenzialità, mi spiega lo stesso Prinzivalli: «Storia, tradizioni, caratteristiche principali della liuteria classica del cremonese sono state traslate nella liuteria elettrica, che a sua volta ha generato la musica Rock: un dialogo tra artigianalità e strumenti che vengono messi in connessione per generare il fine ultimo che è la musica. Questa consequenzialità è proficua per tutti. È come nell’enigmistica, se tu colleghi i punti viene fuori l’immagine».
Com’è nata l’idea di portare la liuteria elettrica in Cremona Musica?
«Lavoro da 12 anni alla Fondazione Museo del Violino, mi occupo del marketing. Il saper fare liuteria e costruire strumenti di grandissimo pregio è una delle caratteristiche di questo territorio, riconosciuta a livello mondiale. Tutto ciò ha delle peculiarità, l’artigianalità, l’espressività, la qualità dei materiali usati, parliamo sempre di strumenti che sono costruiti da liutai e che hanno generato un rapporto particolare – e importantissimo – con la musica che ne è scaturita. Ho pensato: visto che sono un chitarrista dilettante e un grandissimo appassionato di musica Rock, genere che ha determinato cultura e società in questi ultimi settant’anni, perché non trasferire principi e caratteristiche della liuteria tradizionale in una liuteria contemporanea legata a un altro genere musicale, il Rock? In fin dei conti quel che viene utilizzato nella liuteria elettrica deriva da quel “saper fare”, da quelle tecniche e conoscenze che hanno incontrato la tecnologia e la scienza producendo una cosa bellissima. È il passato che si ripropone con un’altra ottica».
Non è cosa da poco!
«È importantissimo! È sempre stato un desiderio da quando lavoro qui, perché vedo le contaminazioni, le assonanze, ciò che può generare cultura attraverso incontri, dialoghi e modelli che si modificano per diventare poi qualcosa d’altro e camminare da soli. Lo scopo principale è riuscire ad accendere questa scintilla. È il primo anno dell’Electric Sound Village, ci sono più di trenta espositori, esibizioni live e workshop (qui il programma) come quella del chitarrista Giuseppe Scarpato, storico produttore di Edoardo Bennato, che cercherà con la violinista Lena Yokoyama e il violoncellista Alessandro Copia di creare qualcosa di nuovo, affrontando arrangiamenti Rock come Kashmir dei Led Zeppelin o brani dei Beatles in versione classica e, al contempo, reinterpretando con la chitarra elettrica brani di Vivaldi e Paganini. Ci saranno anche i chitarristi Carmelo Tartamella e Simone Boffa, il violinista Stefano Zeni. E poi tutta una serie di incontri in cui si parlerà della storia della liuteria entrando in materie più specifiche come la verniciatura degli strumenti, piuttosto che i pick-up o il restauro e la conservazione di chitarre elettriche d’epoca. Marco Ballestri racconterà la storia di Wandrè. C’è anche un liutaio che viene dalla Finlandia, Juha Ruokangas, che ha costruito una chitarra basandosi sul mito finlandese del Kalevala (la nascita del mondo, ndr). Non mancano ovviamente le chitarre vintage: Made in Rock APS, Associazione di Promozione Sociale nata per valorizzare e promuovere la diffusione della musica e della cultura Rock, di cui faccio parte, porterà un assaggio di strumenti, amplificatori, pedaliere, cimeli appartenuti o suonati da grandi artisti, come l’amplificatore di Keith Richards del 1964, la chitarra usata da Steve Vai, il basso di Sting, la Stratocaster di B.B. King prima che passasse alle Gibson…».
Quando avete deciso di dar vita all’Electric Sound Village?
«Ci stavo pensando da tempo. Dovevo decidermi di cogliere questa opportunità, piantare un seme e farlo germogliare. È stato deciso tutto a giugno, e in meno di tre mesi abbiamo raccolto molte adesioni e ricevuto altrettanti feedback positivi. Al punto che l’Ente Fiera di Cremona, organizzatore dell’evento, ha già deciso per il prossimo anno di destinare all’Electric Sound Village uno spazio ben più grande per una serie di attività che andranno tutte in questa direzione. Ho cercato di creare un format diverso dalle molte, ottime manifestazioni che già esistono in Italia, incentrandolo su storia e cultura che consenta anche di valorizzare gli aspetti produttivi e culturali del cremonese. Una cosa aiuta l’altra!».
Effettivamente la domanda c’è…
È proprio così. Cremona desta interesse perché ha una connessione inevitabile con la liuteria. Capisco che per i puristi introdurre la liuteria elettrica, e di conseguenza la musica Rock, potrebbe suonare strano… Il sapere o il pensare che in un territorio altamente vocato come questo si possa aprire una strada diversa da quella storicamente percorsa, mettendo la liuteria elettrica in dialogo con le aziende che operano in questo settore, è stata la risposta a una domanda che ancora non trovava corrispondenza. Ho cercato di far comprendere la posta in gioco, credo sia una possibilità che meriti tutta l’energia possibile per farla partire».
Ci sono artigiani cremonesi che si dedicano alla liuteria elettronica?
«Qualcosa c’è. Considera che qui in città sono attive oltre 150 botteghe liutarie, ma coloro che si occupano di chitarre elettriche a livello commerciale sono veramente pochi. È normale che sia così. Conosco invece tantissimi liutai che lavorano nell’elettrica, ma non sono di Cremona. Questo dà l’idea di quello che la città potrebbe diventare, rendendo complementare una attività all’altra».
Quindi oltre ad attirare una nuova parte di pubblico è anche uno stimolo per i liutai cremonesi?
«Certo, perché crei una connessione di partecipazione per un pubblico che magari non è interessato in modo univoco alla liuteria classica… Grazie a un’apertura, generi una scintilla tra pubblici diversi. In fin dei conti si parla sempre di legni, di vernici, con delle differenze: nella liuteria classica ti possono attirare i profumi delle vernici quando si asciugano in quella elettrica l’odore delle valvole quando si scaldano…».