
“Suoni senza Frontiere” – Foto Eli Magnoni
Domenica sera sono stato a Gatteo a Mare per assistere a un concerto a cui ci tenevo particolarmente. Alcuni musicisti che hanno suonato sono solide conoscenze di Musicabile: Giovanni Amighetti, David Rhodes, Luca Nobis, Moreno Conficconi, Roberto Gualdi, Stefania Morciano, musicisti di estrema bravura e di diversa estrazione. Praticamente tutti lavorano o collaborano nel collettivo degli E-Wired Empathy, gruppo formato da Amighetti e Nobis un paio di anni fa.

Moreno “Il Biondo” Conficconi con David Rhodes. Dietro, Giulio Molteni – Eli Magnoni
La serata, organizzata da Moreno Conficconi come direttore artistico, con la produzione di Giovanni Amighetti nella cittadina tempio del Liscio a due passi da Rimini, aveva un titolo che rispecchiava in pieno il significato degli E-Wired: Suoni senza Confini. La musica non può avere limitazioni, la musica si contamina assumendo sempre nuove sembianze, si fonde nei generi e nelle tradizioni, passa e ripassa lasciando tracce indelebili mai uguali. Quelli che hanno suonato l’altra sera in riva al mare non a caso sono tutti musicisti aperti al mondo, curiosi di sperimentare, tracciare nuove strade, mettendo in secondo piano generi e provenienze.

Stefania Morciano – Foto Eli Magnoni
David Rhodes ha usato la chitarra in modo onirico, creando suoni che dipingevano ambienti, provenienti dallo spazio profondo (Positive Atmosphere da The Fermi Paradox, disco di cui vi ho parlato qui, è stata molto intensa, come Human Being), Giovanni Amighetti ha tessuto raffinati tappeti sonori, Roberto Gualdi, signore incontrastato del ritmo, ha fatto cose, per dirla alla Roy Batty di Blade Runner, che voi umani on potreste immaginarvi… Sezione ritmica solida grazie anche al giovane bassista trentino Giulio Molteni.

Luca Nobis – Foto Eli Magnoni
La chitarra acustica e classica di Luca Nobis è perfetta nel riportare l’istantaneità, giusto contraltare al suono acid-rock-prog di Rhodes. La voce di Stefania Morciano, quella voce calda abituata a cantar la Pizzica Salentina, è un altro messaggio potente su come la musica riesce a interagire.

Peter Tickell al violino e Giulio Bianco alla cornamusa – Foto Eli Magnoni
Menzione per Peter Tickell, violinista incredibile (anche Sting s’è innamorato del suo modo di suonare stringendo con lui una collaborazione che dura a tutt’oggi) e per Giulio Bianco, musicista proveniente, come Stefania, dal Canzoniere Grecanico Salentino, raffinato polistrumentista (suona armonica, zampogna e flauti). Con loro anche il finlandese Mikko Lehtinen, chitarrista e regista del video del nuovo brano di Moreno, L’autòn e mer, cantato in romagnolo.

Giovanni Amighetti – Eli Magnoni
L’altra sera sul palco dell’Arena Rubicone ho visto quello che i padri della World Music avevano in testa, penso ad Alan Lomax, Peter Gabriel, Ry Cooder, Charlie Gillett, ma anche a Gabin Dabiré, suonatore di kora e chitarrista del Burkina Faso, uno dei membri fondatori della E-Wired morto due anni fa, una musica del mondo per il mondo, il riuscire a creare un filo unico che unisce i canti joik dei Sami norvegesi alle melodie dei suonatori di Kora della cultura mandinka. Per venire al nostro piccolo, la Pizzica Salentina con il Liscio romagnolo…
Il cuore del concerto è stato “occupato” da Trilok Gurtu, percussionista indiano che nella sua carriera ha suonato con la crème dei musicisti jazz, da John McLaughlin a Joe Zawinul, da Jan Garbarek a Pat Metheny fino all’Archè String Quartet. Una lezione su come le percussioni stimolano quel legame ancestrale racchiuso in ognuno di noi che unisce il conosciuto all’inconscio. D’altronde un suo disco pubblicato nel 2020 porta un titolo quanto mai esplicativo, God is a Drummer, Dio è un batterista. In un’intervista che rilasciò all’uscita del lavoro disse: «L’ho chiamato così perché senza il batterista, nulla si muove. E senza movimento, il mondo si fermerebbe… Tutto è movimento, è ritmo, è energia. Quindi… Dio è un batterista». Trilok suona di tutto, anche un secchio pieno d’acqua, i tradizionali tamburi indiani diventano una sorta di basso dove lui riesce a ricavare note. Musica del mondo si diceva…