Vanessa Tagliabue Yorke e le canzoni di Sanremo ritrovate

Vanessa Tagliabue Yorke – Foto Roberto Cifarelli

Vanessa Tagliabue Yorke è un’artista che mi ha sempre intrigato molto. Perché oltre a metterci l’emozione in una voce riconoscibile tra mille, lavora sempre con solide base culturali, sia che canti canzoni dal mondo – ascoltatevi Diverso, Lontano, Incomprensibile, disco molto interessante del 2020, dove c’è una versione bellissima di Alf Leila Wa Leila, brano della carismatica egiziana Umm Kulthum, una delle sue grandi passioni – sia che collabori con quell’istrione di Mauro Ottolini, artista di cui vi ho parlato più volte (se ne avete voglia, rileggetevi il post e riascoltatevi Il Mangiadischi, dove canta anche Vanessa).

Ma mettetevi in cuffia anche Contradanza (A Lament for Bas Jan Ader), album del 2015, pubblicato dalla Abeat Records di Mario Caccia, discografico attento e curioso di cui vi avevo parlato alcuni mesi fa in questo post. Lo stesso Caccia, all’uscita del disco, scriveva: «Capace di articolare delle composizioni originali rielaborate partendo dalle contradanze di Manuel Saumell ed Ernesto Lecouna, geniali compositori cubani dell’Ottocento», legandolo, aggiungo, anche nel titolo, alla parabola di Ader, regista e artista visionario, scomparso nelle acque dell’Atlantico nel 1975.

Vanessa, il primo di luglio, nell’Auditorium Franco Alfano di Sanremo, proporrà una selezione di 12 canzoni che hanno fatto la Storia del Festival di Sanremo, più un bis, Per sempre e poi basta, di Renzo Rubino, anno 2014. L’occasione è il Sanremo Summer Symphony edizione 2022, una vera e propria festa della musica, classica, jazz e pop, che si concluderà a metà agosto, organizzata dall’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Una selezione attenta quella di Vanessa, che ti fa rivalutare la manifestazione canora, ormai ridotta – salvo rare eccezioni – a un’operazione commerciale dove la musica recita una parte marginale.

Leggendo il programma del concerto ti accorgi che brani entrati di diritto nella storia della musica italiana, degli standard della canzone italiana, parte del nostro DNA nazionale, sono stati proposti per la prima volta proprio sul palco di Sanremo. Nota importante: nessuno di questi ha vinto il festival

E così si va da Destino, del 1987, di Rossana Casale (c’è una versione con Tosca che vale la pena ascoltare), a La nostra casa in cima al Mondo, correva l’anno 1966, eseguita da Claudio Villa ma portata al successo da Mina, a Piazza Grande di Lucio Dalla, E poi di Giorgia, 1994, canzone che la lanciò verso il successo. C’è anche Sergio Endrigo con Adesso sì, del 1966, Almeno tu nell’Universo, 1989, della divina Mia Martini, E se domani, cantata da Gene Pitney con Fausto Cigliano, brano reso famoso dalla solita magica Mina, E dimmi che non vuoi morire (scritto da Vasco Rossi, Curreri e Ferri e cantato da Patty Pravo). E ancora: una composizione di Piero Ciampi con i versi del fratello Roberto del 1965, Ho bisogno di Vederti, eseguita da una giovanissima Gigliola Cinquetti con l’italo-americana Connie Francis, Le notti di Maggio di Ivano Fossati, 1988, interpretata da Fiorella Mannoia, La Musica è finita, di Franco Califano, Nicola Salerno e Umberto Bindi, del 1967, impreziosita da una fantastica Ornella Vanoni

«Un’operazione di selezione basata sui criteri artistici, svincolata da imposizioni commerciali, che contenesse una ricchezza compositiva e testi significativi», mi spiega Vanessa.

Vanessa Tagliabue Yorke -Foto Roberto Cifarelli

Un gran bel progetto, sono curioso!
«Ho voluto omaggiare delle persone, artisti, che hanno avuto per me un significato».

Siamo su altri livelli rispetto al Festival degli ultimi anni…
«Ora non è un festival della musica, ma dei personaggi: conta come si vestono, che cosa fanno sul palco. All’inizio era il Festival delle canzoni e delle voci, potevi sentire davvero le diversità dei brani: non a caso nelle prime edizioni le canzoni in competizione non coincidevano con gli interpreti, che cantavano più brani, perché contava di più la creazione del singolo artista. Ho voluto tornare allo spirito primigenio». 

Perché proprio Sanremo?
«La Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo mi ha contattato per collaborare a questo progetto che vuol essere una ricerca consapevole del patrimonio culturale transitato silenziosamente su quel palco. Ho accettato volentieri, anche perché la ricerca è il mio forte. Era dal 2017 che non tornavo a Sanremo, ho ricordi intensi su quel palco!».

Quindi, ti sei messa a cercare e ascoltare una bel po’ di canzoni…
«Dovevo sviluppare un programma che riportasse in luce i brani che hanno fatto la storia della musica italiana. Nel lavoro di selezione mi ha dato una grossa mano Enrico De Angelis (giornalista e storico della musica, attivo nel premio Tenco fino dalla sua fondazione, uno dei massimi esperti di musica italiana d’autore, ndr). Ho apprezzato molto questo lavoro che ci ha portato a individuare una cinquantina di canzoni veramente pazzesche! Tra queste ne ho scelte 12 da portare sul palco. Il concerto verrà registrato e pubblicato in un disco. Si potrebbe, comunque, andare avanti, di materiale ce n’è tanto».

Ti cimenti con molte artiste importanti della canzone italiana, Mina, Ornella Vanoni, Giorgia, Rossana Casale, Fiorella Mannoia, Mia Martini…
«Sono felice di ricordare queste grandi voci, sempre con molto rispetto. Giorgia è Giorgia, interpretare E poi è come cantare I Will Always Love You di Whitney Houston. Ci sono affinità chiarissime fra i due brani: il canto inizia sul vuoto musicale, la sezione ritmica entra sulla seconda strofa… Giorgia ha importato un modello raffinato di pop-soul americano che, grazie a lei, è entrato nella musica italiana».

Chi ti accompagna in questa avventura?
«Alla sezione ritmica c’è Paolo Mappa, un batterista che mi dà sicurezza, conosce i modelli che mi piacciono; al contrabbasso c’è il giovane Giulio Corini, è bravissimo, ha un suono molto bello. In Piazza Grande di Dalla, abbiamo sostituito il mandolino, studiando un arrangiamento con un ritmo afro su voce e basso. E poi c’è Paolo Birro, un pianista di un’eleganza incredibile, abbiamo un’affinità estetica naturale. Con lui – in un paio di brani c’è anche la partecipazione del trombettista Fabrizio Bosso – ho pubblicato l’ultimo mio lavoro, The Princess Theatre (ascoltate I’ve Stolen A Dream, ndr). E poi, ovviamente c’è l’Orchestra di Sanremo con gli arrangiamenti di Valter Sivilotti, persona fantastica, disponibile a capire la mia visione».

Vanessa, c’è pure La Musica è finita, cantata dalla Vanoni, brano meraviglioso…
«Si rifà a Signore Ascolta, aria della Turandot, un momento di tensione, molto bella, speciale…Ho bisogno di vedere queste canzoni come se fossero un Haiku giapponese…».

Venerdì 1 luglio 2022 – ore 21.30 – Auditorium Franco Alfano, Sanremo
Vanessa Tagliabue Yorke: Le più belle canzoni del Festival di Sanremo