Musicabile

Tre dischi “latini” tra impegno e storie

Nella musica latina, dopo un’orgia di brani commerciali si iniziano a vedere prodotti di qualità. Sempre di cumbia, rumba, bolero, samba si tratta ma presentati con un gusto “di ritorno” che riporta a un uso meno mainstream e più profondo, soprattutto nell’uso dei testi, nell’impegno, nella volontà di proporre buona musica dove ormai si credeva di aver detto tutto. 

Oggi vi propongo tre lavori diversi tra loro di matrice “latina”. Il primo in ordine di uscita è di Caxtrinho, un giovane  fluminense cresciuto nella periferia di Rio de Janeiro che fa una moderna reinterpretazione dei classici samba e bossa con una chitarra elettrica per nulla accomodante, i secondi vengono da San Francisco, sono un duo, Los Yesterdays di matrice Chicano-Soul, come loro stessi si definiscono, e la terza arriva da Los Angeles, si fa chiamare La Doña. Ha dato alle stampe un disco impegnato e duro nonostante i ritmi siano quelli morbidi latini, sinuosi e accattivanti. Aspetto i vostri commenti, il feedback è gradito!

1 – Queda Livre – Caxtrinho – uscita 22/08/2024
Una solida via tra samba e rock psichedelico, testi graffianti sulla condizione degli afro brasiliani d’oggi e una voce che a tratti ricorda quella del pernambucano Chico Science (con la sua band Nação Zumbi, del quale vi avevo parlato qui) nella traccia che dà il nome all’album, Queda Livre. Caxtrinho, 25 anni, al secolo Paulo Vitor Castro, è un cantante, compositore e chitarrista cresciuto a Belford Roxo, comune della Baixada Fluminense, una ventina di chilometri a nord di Rio de Janeiro. La prima traccia dell’album, Cria de Bel è dedicata proprio alla sua città: 

Vestiu-se de cores de céu marrom

Subiu na condução e vai trabalhar

Chega lá no centro com a pele marrom

Cria da baixada

A brancaiada logo encara

Vestito con i colori del cielo marrone

Sale sul bus e va al lavoro

Arriva in centro con la pelle marrone

Figlio della Baixada

Tutta la gente bianca lo guarda sospettosa

Il primo album del giovane Caxtrinho merita, un ascolto attento per le tante soluzioni armoniche, per l’uso del samba, che si ritrova nelle percussioni, e del rock, con chitarre elettriche e basso che evolvono in atmosfere persino prog nell’unico brano non cantato di Queda Livre, Vó Jura, per trovare, pulita, la vena compositiva del giovane Paulo Vitor Castro. Da segnalare la cover, opera dell’artista plastico Arjan Martins.

2 – Frozen in time – Los Yesterdays – uscito 23/08/2024
Los Yesterdays… Frozen in Times… l’abbiamo capito, siete dei nostalgici! La band in questione, anzi il duo, composto dal polistrumentista Gabriel Rowland e dal cantautore Victor Benavides non esita a rimarcare la provenienza di un genere Chicano-Soul anni Sessanta. Nostalgici? Può darsi, eppure ben ancorati alla scena latina attuale di Los Angeles. Il duo si è formato ad Altadena, in California, nel 2017. Di fatto, fino all’uscita di questo loro primo lavoro, è stata una garage band, una come tante con l’idea di un soul gentile, morbido, lo stesso ascoltato nelle periferie della città degli Angeli dai latinos residenti. Li ha scoperti per caso grazie a un barbecue Egon, al secolo Eothen Alapatt, fondatore nel 2002 della casa discografica Now-Again Records, etichetta di ristampe e gestione di cataloghi, che spazia dal fuzz-funk nigeriano all’hard rock svedese, dalla psichedelia brasiliana al jazz, al funk, al soul e alla disco per cui l’etichetta è giustamente famosa. Ecco dunque il loro primo lavoro compiuto, dieci tracce per 32 minuti di ascolto, brani, come Nobody’s Clown – singolo uscito tre anni fa – che apre il lavoro, una ballad che racconta la fine di un amore, tra chitarra, dolcissime arpe e la voce quasi eterea di Benavides. Lo stesso dicasi per Something Happened, Last Request o il brano di chiusura Love is a game for Fools. 

3 – Los Altos de la Soledad – La Doña – uscita 06/09/2024
«Devo seguire la musica, non il mercato, il pubblico o quello che ci si aspetta da me. Devo solo seguire le idee creative che mi vengono, il che è davvero liberatorio, ma anche spaventoso perché tutto dipende da me». Cecilia Peña-Govea, in arte La Doña è una giovane musicista di San Francisco, che proviene da una famiglia di attivisti e musicisti. Per perseguire la sua idea di arte non ha esitato a chiudere con il suo management pronta ad autogestirsi. La sua libertà espressiva viene prima di tutto, è questo che la rende coerente attraverso musica e parole. Forse sarà per questa suo credere profondamente in se stessa che anche Barak Obama si è dichiarato un suo fan. Los Altos de La Soledad, 12 brani per 33 minuti d’ascolto, è un concentrato di temi e armonie latine dove si parla di amore e di guerra. Ascoltate Corrido Palestina, una marcia fra trombe squillanti, percussioni in cui La Donã invoca la fine della guerra, denuncia Biden per la politica americana nel Medio Oriente e grida No se puede silenciar nuestros gritos y canciones (Non possono mettere a tacere le nostre grida e le nostre canzoni), o ancora Corrales dove punta il dito sulla polizia corrotta con un intervento deciso in spoken word del poeta Tongo Eisen-Martin, o El Regreso con la partecipazione della flautista Elena Pinderhughes. Boleros, corridos, cumbia, reggaeton sono i generi che compongono questo disco di proteste e d’amore. «Spero che da esso riceviate speranza, solidarietà, direzione, tenerezza, compassione e amore», sostiene la giovane artista. Buon ascolto, dunque!

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