Musicabile

“La Figlia di Dio”, Rossella Seno canta la bellezza contro l’orrore

 

No. Non devo pensarti figlio di Dio
Ma figlio dell’uomo fratello anche mio…

Bisogna partire da qui per parlare del nuovo lavoro di Rossella Seno, La Figlia di Dio, prodotto dalla Azzurra Music in collaborazione con l’Associazione Culturale Disobedience. Da Fabrizio De André e dalla sua Laudate Hominem, brano contenuto ne La Buona Novella, uno dei capolavori dell’artista genovese. Prima di dedicarvi all’ascolto del disco di Rossella – che ha ripreso nei suoi 12 brani anche Si chiamava Gesù, altra meravigliosa canzone del cantautore – vi consiglio di riascoltare e, per chi non lo avesse mai fatto per questioni d’età, ascoltare, quest’album importantissimo nella storia del cantautorato italiano. Tratto dai vangeli apocrifi, è la versione del cristianesimo secondo Faber. I cori potenti, stravinskijani, di Gian Piero Reverberi, l’attenzione all’uso degli strumenti a corda e a fiato, delle percussioni quando necessarie, ne fanno per i tempi un lavoro d’avanguardia.

La Figlia di Dio, a 53 anni di distanza, ricalca quella poetica impegnata, riprende i temi della giustizia, dell’amore, dell’essere donna – gli stessi affrontati ne L’Infanzia di Maria – dei femminicidi, dell’odio, dei migranti sacrificati, vedi la strage di Crotone della quale ancora non si conoscono il numero delle vittime (ieri sera ho visto un vigile del fuoco intervistato, piangere mentre descriveva quello che avevano trovato), dell’ottusità dell’ascolto, della mancanza di pìetas intesa nella sua accezione di devozione, non tanto a una divinità, quanto alla bellezza dell’amore inteso nel senso più grande e aperto del termine.

La religione c’entra, certo. Ma, se per De André è la potenza della trasmissione della parola attraverso scritti apocrifi, dunque, spogliati di quella presunzione di onnipotenza della chiesa, applicati alle battaglie sessantottine, per Rossella il concetto di religione s’incarna nell’immagine di papa Francesco che il 27 marzo del 2020 pregò in una piazza San Pietro deserta, solo, vulnerabile, novello Cristo che si caricava il peso delle migliaia di morti per Covid (Prima che il gallo canti), e in quella di don Andrea Gallo, genovese come Faber, a cui dedica la canzone, Don Gallo e i suoi millesimi

Don Gallo aveva i millesimi nelle mani
una di quelle cose che dicono l’amore
è una bomba o un cappello di paglia
ma pur qualcosa che alla fine germoglia
aveva una bestemmia sempre pronta
e una voce di lupo, un sigaro acceso
don Gallo aveva per sempre deciso
che su tutto l’amore alla fine conta 

Il lavoro di Rossella Seno è la cantattrice. Artista impegnata da sempre, buona conoscenza di Musicabile – ne avevo parlato quando uscì il suo precedente lavoro, Pura come una bestemmia – appassionata delle canzoni di Piero Ciampi (ha vinto nel 2008 il Premio speciale Ciampi), attrice, convinta che la sua voce e le sue idee debbano essere messe al servizio di un bene comune, la speranza che anche un piccolo seme del suo operato artistico possa far germogliare un pensiero fuori dal coro. In quest’ottica deve essere vista anche la creazione dell’associazione Disobedience, di cui è presidente, fondata lo scorso agosto con altri due compagni di viaggio, Fabio Crisafi e Danilo Miriani. «È una disobbedienza buona», mi spiega. Sul sito di Disobedience si legge: In un mondo votato al vuoto consumismo dei sentimenti e delle idee, noi abbiamo deciso di sederci dalla parte considerata sbagliata dalle odierne convenzioni, quella del cuore.

La sua creatività è stata bene interpretata dai suoi compagni di viaggio. Iniziando da Alessio Boni, attore scelto per aprire il disco con la lettura di un testo che è un “prologo” a quello che si ascolterà, Nessuno è stato portato in cielo, scritto da Michele Caccamo, per proseguire con Marco Aime, Massimo Germini, Pino Pavone, Federico Sirianni, Matteo Passante, Michele Caccamo e anche Allan Taylor, cantautore inglese di vecchia guardia, che ha cantato e suonato in Cantami.

Un album fortemente orientato al cantautorato anni Settanta, a De André
«È un disco laico e religioso, perché per me Dio è il bene, la bellezza, credo in questa identità. Canto la disperazione, l’indifferenza, il rifiuto del confronto. L’uomo s’è perso, non ha più la curiosità di capire, conoscere, apprezzare, non ha più l’entusiasmo per le piccole cose della vita. Dobbiamo riappropriarci di tutto questo. Per questo, nonostante i temi trattati, La Figlia di Dio è un lavoro di speranza»

Prima il Covid poi la guerra, sono stati colpi fortissimi alla sicurezza dell’uomo, non trovi?
«Abbiamo perso l’anima, la pandemia ha tirato fuori il brutto che c’è in noi. Siamo diventati egoisti e solitari, chiusi, pensiamo solo a noi stessi. E poi la guerra… questa guerra va finita. La guerra non la si combatte con la guerra. Hai fatto caso quando sei per strada e incroci tante persone con il broncio, basta una gentilezza, un sorriso per far cambiare la loro espressione».

Purtroppo è tutto troppo complesso e forse un sorriso non basta più!
«La gentilezza è l’arma per combattere l’orrore, insieme con la comprensione per l’altro, per la sua storia, dovremmo essere meno giudicanti, portare rispetto all’altro da noi, alla natura, alla vita».

Nei tuoi brani ci sono racconti veri anche tremendi. Come in Zohra.
«È una fatto di cronaca di tre anni fa. Zohra era una bimba pakistana di otto anni che faceva la domestica (la domestica!!!) per una ricca coppia. È stata massacrata di botte dai suoi padroni, perché questo erano, dopo aver liberato due pappagallini chiusi in gabbia. Lei era schiava, in gabbia, forse il suo è stato un gesto di compassione per i due animali che vivevano reclusi. Il problema della violenza, soprattutto sulle donne lo tratto anche in Candide».

Hai dedicato una canzone a don Gallo. Perché proprio a lui?
«Perché don Gallo è la figura più vicina a quello che deve essere la Chiesa, non avere né sfarzo né ipocrisia. Sono sempre stata attratta da lui».

C’è un brano che parla anche di Dj Fabo…
«Sì, il brano si intitola Sono solo un suono. Sono convinta che in condizioni simili ciascuno abbia il diritto di scegliere se vivere come un vegetale o andarsene senza che nessuno si permetta di giudicare o peggio di impedire questa scelta. Ho vissuto direttamente una vicenda come quella di Fabo: mio zio soffriva di distrofia è stato per otto anni immobile, senza muoversi. Parlava solo con gli occhi. Quando lo andavo a trovare i suoi occhi mi dicevano che era felice di vedermi ma le lacrime che gli scendevano sul viso mi parlavano di un uomo che era diventato altro. Non c’è pietà in tutto questo».

Come hai incontrato Allan Taylor?
«Un amico mi ha suggerito di ascoltare The Dove, brano che Allan pubblicò negli anni Novanta, che considerava molto pertinente con il disco che stavo preparando. Era proprio così ho deciso di scrivergli una mail chiedendo se potevo utilizzare il brano tradotto in italiano e Allan mi ha risposto subito. Federico Sirianni ha tradotto il testo in italiano e glielo abbiamo spedito. Era entusiasta. Così ha accettato di interpretare un brano con me, Cantami. Ora siamo diventati amici pur non essendoci mai incontrati, ci scriviamo spesso, c’è l’ipotesi di fare un live insieme quest’anno».

Perché La Figlia di Dio?
«È un brano che Federico Sirianni aveva scritto per un’altra persona, ma ho insistito tanto affinché me lo cedesse, lo sentivo mio. Me lo fece ascoltare dopo che avevamo chiuso Pura come una bestemmia. Così ho deciso di farne il perno di questo nuovo lavoro. Federico sostiene che Gesù doveva essere per forza una donna perché un uomo non sarebbe riuscito a sopportare tutto quello che lui sopportò».

C’è una canzone che interpreti con Massimo Germini, Un tempo immondo, una delle più potenti dell’album…
«È un dialogo tra il bene e il male, l’eterna lotta. Non ti sembra che il mondo sia governato da un demone? In fondo però c’è sempre la speranza che si possa salvare, nonostante siamo diventati automi programmati solo per spendere e produrre».

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