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Jazz Experiences: la nuova vita in note di Andrea Sabatino

Andrea Sabatino – Foto Dario Discanno

«Ti do un’anteprima: nel gennaio del 2026 pubblicherò un disco in quartetto a cui tengo particolamente, si intitolerà Fatata». Raggiungo telefonicamente Andrea Sabatino una sera per parlare di Jazz Experiences, disco uscito alcuni mesi fa insieme al chitarrista Fabio Zeppetella. Sta tornando a casa da una lunga giornata di lezione – insegna, di ruolo, Musica d’Insieme Jazz al conservatorio Pyotr Ilyich Tchaikovsky di Nocera Terinese, splendido borgo in provincia di Catanzaro posto su una collina a 12 chilometri dal mare, «da una parte vedi la montagna, dall’altra il Tirreno, con Stromboli e Vulcano», spiega. «Qua sto bene, è un bellissimo ambiente. Nato come una piccola scuola di musica, si è trasformato in liceo musicale, poi statizzato come Istituto superiore e quindi legalizzato come Conservatorio statale di musica cinque anni fa».

Jazz Experiences è un lavoro diviso in otto tracce, quattro composte dal trombettista leccese e altre quattro dal chitarrista di Terracina, otto brani dove Andrea si presenta con un vestito artistico nuovo. «Sto vivendo un momento di rinascita», mi racconta. La causa scatenante di questo cambiamento è stata una malattia. Ha rischiato di non poter suonare più a causa di una forma tumorale scoperta nel labbro inferiore e poi risolta. Quanto basta per rimettere in discussione se stesso e quella che finora era stata la sua comfort zone: un trombettista jazz hard-post bopper che puntava tutto sulla tecnica e la sua abilità indiscussa. Ora la sua musica s’è fatta più riflessiva, anche i suoi ascolti e riferimenti sono cambiati, da Clifford Brown e Freddie Hubbard oggi segue Avishai Cohen e Ambrose Akinmusire.

Se in Bea, album del 2015, l’hard-bop era una cifra stilistica (basti ascoltare l’ineccepibile The Eye of a Hurricane) oggi in Jazz Experiences si sentono emozioni e passionalità derivati da una marcata attenzione al suono (che, ricordiamolo, è anche silenzio). Prendete A Ballad for Tom, brano dedicato a Tom Harrell, uno dei suoi miti: una tromba solitaria descrive un tema scandendo quell’intellettualità poetica tipica di Harrell, sofisticato post-bopper. La chitarra di Fabio si inserisce con degli accordi arpeggiati di grande suggestione creando un momento magico. E ti viene da pensare alla dolcezza di un tramonto sulla costa calabra…

I brani composti da Zeppetella si inseriscono in questo percorso in modo naturale, con una unione di strumenti che mette in evidenza l’ottimo dialogo tra i due artisti. Sembrano suonare da anni insieme tanto l’interplay è sviluppato. Lo dimostra anche Little Girl, pezzo scritto dal chitarrista e già pubblicato, peraltro con una splendida interpretazione di Tom Harrell in un suo disco registrato live al Parco della Musica uscito nel 2008, e anche nel 2021 in Stone, album firmato da Zeppetella, Gabriele Mirabassi e Dario Deidda.

Con Jazz Experiences presenti un nuovo Andrea Sabatino, rinato dopo una malattia…
«È il frutto di un periodo buio della mia vita, quando tre anni fa mi hanno diagnosticato una ipercheratosi allo stato severo al labbro inferiore. Tradotto, una forma tumorale al labbro inferiore, manifestata attraverso una macchia bianca, problema nato nella parete del labbro entrata in sofferenza a causa della tromba. Senza fartela lunga, sono andato sotto i ferri, mi hanno aperto il labbro inferiore in due lo hanno ripulito e ricucito con 20 punti in bocca. Sono stato otto mesi fermo, con il terrore di non poter tornare più a suonare. In quel periodo mi sono aggrappato alla famiglia, alle mie figlie e soprattutto alla musica. L’unica cosa che potevo fare è stato scrivere, mi sono messo al pianoforte ed è venuto fuori un nuovo disco che ho voluto dedicare alle mie bambine, in particolare a Fatima e Benedetta – a Beatrice ho dedicato un disco intero (Bea, ndr, 2015)! in uscita per Encore Music, la stessa etichetta che ha prodotto Jazz Experiences. Si chiamerà Fatata, l’insieme dei nomignoli delle mie figlie. Con me, in quartetto, ci sono Claudio Filippini al pianoforte, Antonio De Luise al basso elettrico e Dario Congedo alla batteria».

Sarà un disco di svolta iniziata con Jazz Experience?
«Segna un tratto importante del mio modo di comporre e suonare, un cambiamento stilistico e personale. Spesso sono stato etichettato come il super hard-bopper che viene dalla scuola di Clifford Brown e Freddie Hubbard. Ecco, in questo disco che verrà non sentirete tutto ciò. La malattia e la lunga ripresa hanno aperto la mia mente a nuovi ascolti, a un nuovo interesse stilistico, jazzistico, musicale. Jazz Experiences fa ovviamente parte di questo percorso. Sono otto composizioni, quattro mie e quattro di Fabio (Zeppetella, ndr). La collaborazione con il chitarrista che io ho sempre ammirato è nata grazie a Stefano Dentice, grande amico e mio ufficio stampa. È stato lui a suggerirmi di fare un disco in duo con Fabio. Avuto il cellulare di Zeppetella, l’ho chiamato e gli ho detto: “Voglio suonare con te.” Lui ha accettato, mi conosceva già di nome, ha voluto sentire qualcosa di mio, quindi ci siamo ritrovati subito sul palco in diversi concerti, anche a Berchidda da Paolo Fresu, lo scorso anno. Nel dicembre scorso ci siamo chiusi in studio di registrazione a Roma e abbiamo dato vita a questo album che molti hanno salutato come un lavoro alla Jim Hall con Tom Harrell (These Rooms, 1988, ndr), mettendoci tanto di nostro e nulla di copiato. Le prime recensioni uscite sul nostro lavoro sono state tutte di questo tono. Andrea Sabatino è cambiato, è molto più riflessivo, con un suono più ponderato, frutto di una persona matura che adesso concepisce il suono come la parte fondamentale al posto del virtuosismo, della super tecnica, delle mille note degli hard bopper…». 

A questo proposito, la cover del disco è una foto in bianco e nero, dove ci sono due elementi architettonici che possono significare un passaggio tra vecchio e nuovo…
«L’ha scattata Dario Discanno, un mio carissimo amico fotografo. Ritrae un angolo del Teatro Verdi di Brindisi. Quell’arco in primo piano è una struttura esterna al Verdi che, nella foto si trova alle sue spalle. Il vecchio e il moderno, un po’ l’idea che avevo di questo disco e del mio cambiamento».

Quali sono i tuoi brani e quelli di Fabio?
«Zio Zep, composto per Fabio, A Ballad for Tom, dedicata al mio ispiratore di sempre, Tom Harrell, Canonico, brano scritto per una persona a me cara che purtroppo non c’è più (il titolo è il nome di un vino che bevevamo insieme tutte le volte che ci incontravamo) e Ninna Nanna per BBF, pezzo che avevo scritto per le mie bambine, Beatrice, Benedetta e Fatima, quando erano piccole. Quelli di Fabio sono A Little Angel, Fallin’, Little Girl e Never».

La tua malattia ti ha segnato anche nell’approccio materiale con la tromba?
«Ora sto bene, la forma tumorale era benigna perché, per fortuna, ancora superficiale, non era scesa nel muscolo. Sono tornato sullo strumento ancora più forte di prima. Ora mi approccio con un’altra testa, per farti un esempio stupido, prima di un concerto per me non esisteva prendere la tromba e fare venti minuti di riscaldamento, salivo direttamente sul palco! Adesso il riscaldamento lo faccio eccome! E ho capito che più suono più ho da suonare. L’altra sera ero al Monk, a Catania, dove facevo due set, quindi due concerti, con Vince Abbracciante alla fisarmonica. Sai che avevo forze e disponibilità per suonare un altro set?».

Hai collaborato con molti artisti, Sergio Cammariere, Mario Biondi, Dee Dee Bridgewater, Javier Girotto, Gianni Cazzola. Con Jazz Experiences e con Fatata punti in alto!
«Voglio iniziare a fare sul serio, essere sui palchi che contano, nel jazz che conta con un mio progetto. Chi mi conosce lo sa, in me ha sempre prevalso l’idea che un musicista debba dimostrare la sua bravura con i fatti. In questo mestiere conta l’umiltà, lo dico sempre ai miei allievi del conservatorio: “Lasciate che siano gli altri a parlare di voi non il contrario. Voi parlate con il vostro strumento”. A chi mi faceva i complimenti la mia risposta è sempre stata: “Andate ad ascoltare i trombettisti seri”. Però sentivo, lo dovevo a me stesso, andare avanti, potermi misurare con qualcuno di più esperienza. Fabio Zeppetella in questo mi ha dato veramente tanto. E poi quello che mi ha affascinato di questa collaborazione è che tra i quattro brani di Fabio c’è A Little Girl, una sua composizione dedicata alla figlia, già scritta e registrata, contenuta nell’album di Tom Harrell The Auditorium Session, registrato nel 2005 all’Auditorium Parco della Musica e pubblicato nel 2008 dalla Parco della Musica Records. Le prime note del mio solo in Little Girl che poi ho sviluppato in un mio tema, sono proprio quelle di Harrell».

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