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Parte il Saluber Festival con il ritmo di Ernesttico

Ernesttico, direttore artistico del Saluber Jazz Festival – Foto di Leopoldo Aquila

Domani a Calcinato, paese del bresciano, si apre un festival insolito, Saluber Jazz Festival. Anche l’ambientazione non è comune: la sede di una grossa azienda del territorio, la Saluber, appunto. Tre giorni per tre concerti con inizio domani 28 giugno con Nick The Nightfly in quintetto con Jerry Popolo (al sax), Pietro Lussu (al pianoforte), Francesco Puglisi (al basso), e Amedeo Ariano (alla batteria). Sabato 29 salirà sul palco il bassista camerunese Richard Bona in trio con Ciro Manna alla chitarra e Nicolas Viccaro alla batteria, mentre domenica 30 si esibirà Ylian Cañizares, violinista e cantante cubana accompagnata dagli Habana Bahia, gruppo composto da Yasser Herrera “El Gozo” alle tastiere, Childo Tomas al basso, Japa System alle percussioni brasiliane, Ernesttico a quelle cubane e Daniele Valentini (fonico).

Una tre giorni di musica ad alti livelli artistici che il Ceo di Saluber, Ciro D’Amicis, grande appassionato di jazz, vuole condividere con i suoi dipendenti e con il territorio. L’ingresso è gratuito, basta solo prenotare a questo indirizzo. 

Da appassionato di musica sono rimasto positivamente colpito da questa iniziativa, c’è ancora qualcuno che, potendolo fare, desidera mettere in comune le proprie passioni, in una società tendenzialmente solipsista, rinchiusa sempre più in se stessa. 

Mi ha incuriosito anche il direttore artistico del festival, il percussionista cubano Ernesttico, musicista e divulgatore instancabile di musica, elemento essenziale del benessere umano. Ernesttico è il nome d’arte di Ernesto Rodríguez Guzmán, 53 anni, in Italia dal 1995, da quando lo chiamò, appena 24enne, Pino Daniele per suonare nel suo gruppo. Dopo Pino Ernesto ha suonato con Pat Metheny e, praticamente, con tutti i big della musica italica, Zucchero, Jovanotti, Ramazzotti, Carmen Consoli, la Nannini, Tullio De Piscopo, Fabio Concato e via elencando.

Oggi vive a 15 km da Venezia, dopo aver abitato i primi anni a Milano e successivamente in provincia di Vicenza. L’ho raggiunto telefonicamente in Portogallo dove stava tenendo una serie di concerti con Omar Sosa («collaborazione che dura da cinque anni», mi racconta), uno dei grandi pianisti cubani, in questi giorni in Italia per una serie di concerti con Paolo Fresu ed Ernesttico, ovviamente!

Yilian Cañizares suonerà con il suo gruppo il 30 giugno – Foto di Frank Socha

La doppia “t” di Ernesttico è un vezzo artistico che ha pensato appena arrivato in Italia. «A Cuba al conservatorio eravamo in tre a chiamarci Ernesto in classe. Uno lo chiamavano Ernesto, l’altro per cognome e io, che ero quello più piccolo sia per età sia per statura, ero stato battezzato Ernestíco», ricorda il percussionista. «A 18 anni ho iniziato a suonare professionalmente con la crème della crème del mondo latin jazz di Cuba, Emiliano Salvador, Gonzalo Rubalcaba, l’Orchestra Tropicana e tutti mi chiamavano Ernestíco. Così a 24 anni a Milano ho deciso di dare un’identità al mio nome, raddoppiando la “t” di Ernesto con quella di Tíco… se vuoi è stato anche un omaggio alle doppie italiane, ed è diventato il mio marchio di fabbrica!».

Ernesto, com’è nato il progetto Saluber? Possiamo definirlo un atto di mecenatismo?
«Piuttosto una variante di mecenatismo, perché non è indirizzato a un progetto o a un artista specifico ma alla società. Ciro D’Amicis ha deciso di migliorare la qualità della vita dei suoi lavoratori e delle persone che abitano quel territorio. Ed è stato proprio questo a convincermi di sposare il progetto: D’Amicis viene da una realtà umile, è originario di Taranto e abita in quel di Brescia da oltre trent’anni. Nella sua cultura, quando si possedeva qualcosa si condivideva con gli altri. Mi conosceva come artista, l’anno scorso sono stato a suonare alla prima edizione del Saluber, ci siamo piaciuti e quest’anno, essendo al corrente della mia esperienza come organizzatore e direttore artistico di altri festival, mi ha proposto il ruolo di direttore artistico. Ho condiviso il progetto, ma avevo bisogno di apportare alcune modifiche strutturali, farlo diventare più adatto stilisticamente e artisticamente a quello che è il mio percorso».

Nick The Nightfly 5tet – Foto Roberto Cifarelli

Quindi, come ti sei mosso?
«Ho voluto costruire un ventaglio piuttosto ampio, anche se concentrato in sole tre serate, offrendo al pubblico un viaggio cultural-globale nel jazz. La prima sera è dedicata alla musica jazz-blues, con Nick The Nightfly 5tet, la seconda l’ho dedicata al continente africano con Richard Bona, icona del jazz-fusion contemporaneo, e la terza ho voluto chiudere in allegria e freschezza dedicando il concerto finale alla musica latino-americana con la cantante e violinista cubana Ylian Cañizares».

A 24 anni ti sei trovato sul palco con Pino Daniele e poi con Pat Metheny. Com’è evoluta secondo te la musica in Italia?
«Penso che l’unica cosa che sia cambiata sia il modo di consumarla. Quando ero piccolo c’erano le cassette e gli ultimi vinili (poi rinati), quindi i Cd e ora ci sono gli streaming. Anche i live sono cambiati. Conosco molte persone che non vanno più ai concerti perché preferiscono guardarseli su YouTube o nelle pagine Facebook dei loro artisti preferiti. Ovviamente non è la stessa cosa assistere da un computer, si perde quell’energia che circola dal palco al pubblico e ritorna agli artisti».

Cambiati i supporti e le tendenze ma anche i musicisti?
«A livello creativo i musicisti sono sempre gli stessi. Oggi ci sono generi che potrebbero essere discutibili, creativamente e tecnicamente parlando. Vengo da una realtà che si chiama Cuba in cui esisteva la musica erudita europea portata dagli spagnoli e quella suonata dai neri emarginati nelle periferie. Quest’ultima non era una musica ricercata, non aveva particolari attenzioni tecniche e stilistiche. E oggi più di qualcuna è diventata Patrimonio dell’Unesco. Ti sto raccontando tutto ciò perché non voglio mettere in discussione alcuni generi musicali che possono non piacere, ma che comunque fanno incasso, piacciono, c’è un’intera generazione che segue la “musica urbana”.

Richard Bona in trio il 29 giugno

D’accordo, il discorso fila, ma non tutta la musica che ascoltiamo è… tale. Puoi diventare famoso anche se non sai cantare o suonare, ma non sei un musicista!
«Vero, posso essere affascinato dalle ceramiche, se mi ci metto imparo a realizzare un vaso, i primi mi verranno male però al ventesimo avrò affinato le tecniche. Se tu non hai il talento per la musica, per quanto possa impegnarti, non avrai mai quest’attitudine. L’attitudine musicale per fortuna ce l’hanno, anche inconsapevolmente, tante persone, non morirà mai perché il mondo non può fare a meno della musica. Esiste nelle chiese, nella politica, nei funerali, nelle grandi metropoli e nei piccoli villaggi, persino gli animali “fanno” musica».

Hai costruito un TED sul sentire la musica…
«Sì e anche infiniti workshop e master class. Tante persone che hanno partecipato hanno trovato in se stesse delle sensibilità che non sapevano di avere nei confronti della musica. Sono piccoli particolari, il corpo vibra, i battiti cardiaci aumentano così come il ritmo respiratorio. C’è chi ha capacità e talento e dunque può diventare un musicista, ma queste vibrazioni le hanno tutti gli esseri umani».

Hai un modo tutto tuo di suonare le percussioni, mixate con l’elettronica.
«L’elettronica mi ha arricchito: crescendo musicalmente e professionalmente mi ha permesso di portare dal vivo sonorità, campionamenti di voci, cori, bassi, ritmi che non si possono riprodurre perché magari sono stati registrati nelle tribù africane piuttosto che nelle periferie cubane, che mixate con gli strumenti suonati dal vivo producono un risultato affascinante. Ho fuso questi due mondi e mi fa impazzire quello che accade quando li metto insieme».

Usi sempre questi set che ti sei creato?
«Sempre no. Capitano molti progetti in cui sono ingaggiato e in questi casi non è necessario perché la mia interpretazione deve essere tutt’altra, però dove posso farlo, sì».

È previsto quest’anno un tuo tour?
«Mi stavo organizzando per il prossimo autunno, ma sono arrivate richieste di collaborazioni con altri grandi artisti a cui non posso dire no. Quindi il progetto lo devo spostare al 2025. E ti assicuro: Ernesttico ha tante cose da dire anche per conto suo!».

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