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Ritorna Paolo Benvegnù: “È inutile parlare d’amore”

Paolo Benvegnù – Foto Mauro Talamonti

«Non ho ruoli, sono uno spettro, racconto un mondo antico senza nostalgia… La musica per me è una meravigliosa passività, perché non si guadagna nulla. Ma sono una persona felice, non ho mai fatto del male a nessuno. Lo dico senza provocazione: il mio futuro è diventare un corriere di Amazon o di Deliveroo e fare musica per hobby. Solo così potrò permettermi di avere un pensiero». Così chiudeva la mia chiacchierata con Paolo Benvegnù nel giugno dello scorso anno, in occasione dell’uscita del suo Ep Solo Fiori. 

Riprendo da qui. Perché venerdì 12 gennaio sarà sugli scaffali digitali – mentre il 19 in quelli fisici con Cd e vinile – È inutile parlare d’amore (Woodworm, distribuito da Universal Music Italia), il suo ultimo lavoro, che richiama inevitabilmente Solo Fiori. Un altro tassello, mai scontato, nella produzione artistica di Paolo che, in oltre 30 anni di carriera, ha perseverato una coerenza senza pari.Parlare con lui vuol dire imboccare sentieri alternativi che impongono ragionamenti complessi, nonostante si ostini a sostenere la sua “semplicità di pensiero”: Benvegnù è il vero artista che sa guardare oltre, la Sibilla che avverte: «Io conosco gli umani e preferisco le pietre» (citazione da Pietre, dall’album Dell’Odio dell’Innocenza, uscito all’inizio della pandemia nel 2020). Ora offre all’ascolto 12 brani – due di questi, L’Oceano e 27/12 vantano rispettivamente due collaborazioni artistiche di peso, Brunori Sas e Neri Marcorè – giocando sul concetto di utilità e inutilità: siamo portati a vivere uno stile di vita pensato per far bene all’uomo o piuttosto alle leggi del profitto e delle sovrastrutture? «Se dal punto di vista della finanza innamorarsi è inutile probabilmente è inutile l’uomo, non trovi?», provoca. 

Pensieri che, messi in musica con la collaborazione dell’inossidabile collettivo Benvegnù (Luca Baldini, Daniele Berioli, Gabriele Berioli, Saverio Zacchei, Tazio Aprile), suonano come un limpido documento sullo stato dell’uomo nel Terzo Millennio, da affidare al presente per farne, possibilmente, buon uso. Nessuno è profeta in patria, sostenevano gli antichi. Non lo è, molto probabilmente, nemmeno il saggio Benvegnù, che comunque continua, in direzione ostinata e contraria, come cantava De Andrè, ad avvisare i naviganti dei pericoli di un mondo troppo superficiale.

È inutile parlare d’amore è una provocazione, l’amore fa parte di quel patrimonio genetico immateriale di cui l’uomo si porta in dote…
«Esatto, trovo che parlare, agire d’amore, avere la potenzialità dell’amore, dell’altrove è una cosa che difficilmente riusciranno a controllarci o toglierci, mentre tutto il resto per certi versi è già tutto sorvegliato. Non parlo delle azioni fisiche (eccetto alcuni punti difficili da  controllare ci sono telecamere ovunque), ma del nostro “movimento” nel mondo: tutti abbiamo a che fare con smartphone e computer, le nostre abitudini sono registrate e così avviene una sorta di cortocircuito: noi tracciamo una nostra rappresentazione che viene poi usata per darci delle idee su di noi. È strano, non trovi? Sull’innamoramento, che non ha niente a che vedere col razionale e col pragmatico, nessuno ci può dire nulla, promulgherei l’importanza dell’innamorarsi».

Viviamo nell’apparenza, nella semplificazione. L’amore è un fatto complesso che richiede tempo e dedizione. Oggi i ragazzi su questo sembrano piuttosto persi…
«Mi immagino lo sperdimento emozionale dello stupore, del sentire estremo. Spero che ognuno possa viverlo, perdersi nell’altrove, che la realtà non riesca a travalicare quell’infinito che c’è in una relazione. Sono convinto che si tornerà alla volontà dell’altrove, altrimenti avremmo cambiato anche le velocità del respiro e delle pulsazioni del cuore. Il sentire è una delle caratteristiche incontrovertibili dell’uomo, sarò ottimista ma la penso così».

Mi ha colpito una tua frase: più inutili si è, più liberi si è…
«(Ride, ndr) Ah sì certo! Perché se il sistema fosse sano, essere inutile vorrebbe dire non avere adesione con la funzionalità della realtà. In questa che è una società completamente folle, l’essere inutili è l’unica salvezza. Quando eri bimbo avevi solo le chiavi di casa in tasca. Ogni volta che aggiungi una chiave, aggiungi una responsabilità e una costruzione idonea di quello spazio. Meno chiavi hai più libero sei… E poi il concetto dell’essere utile. Se lo sei, sei un effettivo della funzionalità. Se sei inutile non hai un’esistenza, quindi non sei visto e, dunque, sei libero. Nessuno si aspetta più nulla da te». 

Quindi sei libero di… provocare?
«Esatto, (ride, ndr)! Immaginati noi âgé dentro un centro commerciale: possiamo fare i nostri bisogni in corridoio e nessuno ci può dire niente, un vero atto sovversivo!».

Quindi, il «non si può vivere e pensare, ora, se non da fuorilegge», è una conseguenza!
«Se la legge di questo mondo è saldata sul debito, allora io che non ho debiti sono un fuorilegge. Mi piace vivere così, in un mondo dove la legge è truffa».

Hai scritto il disco con il tuo collettivo?
«Sì, sono dei ragazzi fantastici! Io ho tracciato la linea del disegno, loro hanno costruito tutto, dato i colori, le altezze…».

Sulle ultime uscite musicali cosa vedi? C’è vita su Marte?
«Nutro una grande fiducia nella generazione 18/22 anni, finalmente! Nei ragazzi di quell’età trovo ci sia del senso critico come lo avevamo noi, a patto che non vengano irretiti da scorciatoie. Mi piacciono quelli che parlano delle cause di quello che succede, che si dedicano a una ricerca di comprensione. Da coloro che guardano agli effetti degli effetti degli effetti, sono un po’ distante. Oggi c’è bisogno di chiamare le cose con il proprio nome, se fai intrattenimento non ergerti a maestro di pensiero e se fai ricerca non avere rimorso che tanto non ti guarda nessuno. Ho come l’impressione che siamo talmente abituati a pensare che la palla debba andare in goal che tutto sia diventato come l’orgasmo pornografico, finalizzato al momento clou… ma la preparazione?».

Parlami del tuo sodalizio con Brunori e Marcorè!
«Dario Brunori è bravissimo, pur di stargli vicino gli farei da autista! Gliel’ho detto: “Guarda, conosco bene Milano ti posso portare ovunque, so anche dov’è piazza Maciacchini!”. A Dario ho chiesto di ascoltare i brani del disco chiedendogli se ci fosse un brano che potesse brillare con un suo intervento. Ha gradito L’Oceano, è riuscito a sviluppare il tema con il suo modo di vedere: un grande artista e un uomo decisamente commovente. Come lui anche Neri Marcorè: tra il set di una fiction e uno spettacolo teatrale da imparare a memoria è riuscito a trovare due ore per cantare 27/12. Sono stati due doni eccezionali per me e per i miei compagni. E loro sono dei signori!».

Cosa ti aspetti da È inutile parlare d’amore?
«Mettiamola così: mi aspettavo qualcosa prima di scriverlo e mi aspettavo di commuovermi mentre lo scrivevo e di essere felice nel farlo con i miei compagni. È accaduto, quindi non mi aspetto più niente».

Coerente fino in fondo! Se volete andarlo ad ascoltare, qui le date del tour

Sabato 20 gennaio, Glue, Firenze
Giovedì 8 febbraio, Hiroshima Mon Amour, Torino
Venerdì 9 febbraio, Latteria Molloy, Brescia
Giovedì 22 febbraio, Monk, Roma
Venerdì 23 febbraio, Arci Kalinka Dude, Soliera (MO)

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