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Claudio Felici: “Guarda da qui”, è tutta un’altra prospettiva…

Carlo Felici, l’autore. Guarda da qui, il titolo. AlfaMusic (Pop&Roll), l’editore. Una cover ad acquerello dove prevale il rosso. Un altro mondo? Un tramonto? Un invito a guardare da altre prospettive? Di Claudio Felici non ne avevo mai sentito parlare prima, né tantomeno del suo disco, composto da otto tracce, insomma un album degno di questo nome. Un valido motivo, per come la vedo io, di metterlo in cuffia.

Se provate a fare una ricerca in Internet su Felici non c’è nulla, o meglio, qualcosa c’è ma per altri motivi (un pittore)… che sia il moniker di qualche artista? Poi, sui credits leggo un nome che conosco bene, Francesco Bruno, uno dei più bravi, creativi e tecnicamente impagabili chitarristi di cui il nostro Paese può fregiarsi (di lui ne avevo scritto non molto tempo fa sul blog). 

Ed eccomi qua ad ascoltarlo, ignaro di tutto, solo con Francesco come punto fermo. Brani che ricordano i cantautori anni Settanta, molta melodia e altrettanta armonia, le preziosità di Bruno con il suo tocco vellutato, i suoi arrangiamenti, quindi una voce aperta, sicura, testi comunque positivi, immagini non banali e il vezzo di presentare ogni brano con un acquerello. Trentatré minuti che passano senza accorgersene, una storia lieve raccontata con disincanto, un altro punto di vista, appunto. Perché Guarda da qui è un invito dell’autore a entrare nel suo mondo, nei suoi sogni, nella sua vita, «ti mostro amore, amicizia, tempo che passa, come io lo percepisco e lo vivo, ti regalo i miei momenti messi in forma canzone»… come in Giorni di sole, o nello stesso brano che dà il titolo al lavoro, Guarda da qui.

Mi sono procurato il suo numero di telefono e ieri sera l’ho chiamato. Claudio Felici esiste eccome! Romano, classe 1956, architetto per passione e professione, da sempre appassionato di parole e musica. «È il mio primo disco», racconta. «Degli otto brani, due li avevo scritti quando ero un ragazzo, li ho ripresi dopo la laurea, quando ho iniziato a studiare con metodo la chitarra, e li ho rivisti ora con l’arrangiamento di Francesco. Gli altri arrivano dal lockdown, quando mi sono concentrato su quello che mi faceva stare bene, la musica». Guarda da qui cosa significa? «Un invito a vedere le cose in un’altra prospettiva. È un brano che ho dedicato a mia figlia poco più che ventenne, quando lo ha ascoltato si è commossa».

Ma sei quel Felici pittore che ho trovato sul web? «Sì, mi piace dipingere, gli acquerelli nel disco sono tutti miei». E Francesco Bruno? «Ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, un giorno gli ho chiesto se potevo fargli ascoltare qualcosa, e lui mi ha spronato ad andare avanti, mi ha vestito i brani proprio bene!». 

Se lo chiami cantautore, ti risponde schernendosi: «No, no non mi sento tale, per me il cantautore è una figura culturale, politica oltre che musicale, io non pretendo di essere così. A me piace raccontare un’immagine, un momento e condividerlo. Sono un artigiano». E l’esperienza in studio con Francesco? «Ho rubato con gli occhi tutto quello che lui e gli altri musicisti facevano». Ovvero, Marco Rovinelli alla batteria, Massimiliano Filosi al sax soprano e contralto, Pierpaolo Principato al pianoforte, Sara Maranesi e Riccardo Zannelli ai cori…

Morale della piccola storia che vi ho raccontato: la musica fa anche questo, un piccolo miracolo dove, non importa l’età né quello che fai né chi sei, riesci a condividere un sogno. C’è amore per la musica e per il racconto in Claudio Felici e spero che continui a coltivare questa sua passione: Guarda da qui com’è bella la vita quando ti sorprende/ Vivere, amare, ricominciare, qualcosa che s’accende…

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