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Brunori Sas e la sua “Ode al Cantautore”: così è il mercato…

Può un artista zippare nel testo di una canzone di 3 minuti e 16 secondi un graffiante ritratto della musica italiana? Se si tratta di Dario Brunori (Sas) sì. Eclettico quanto basta, intelligente, provocatorio, una gran bella capacità di scrittura e altrettanta di mettere in musica i suoi pensieri, mai scontato, ha pubblicato una settimana fa un Ep, che richiama  il precedente disco Cip! uscito nel 2020. 

Il titolo è Cheap! Che in inglese significa “economico”, costato poco (visto che se l’è scritto, musicato, cantato, suonato e registrato tutto da solo a casa sua a dicembre, albero di Natale addobbato lo testimonia!), ma che sta anche per Cinque Hit Estemporanee Apparentemente Punk, acronimo divertente quanto carico di pensieri sul nostro stare al mondo, appiattiti e uniformati.

Il brano di cui vi sto parlando l’ha chiamato Ode al Cantautore ed è la perfetta fotografia del mercato discografico d’oggi. Un ragionamento che avevo fatto con molti, da Tommaso Novi a Cisco, per ricordare le interviste più recenti. Sentirselo dire così bene, vedere immagini così plastiche, stampate in 3D, merita questo post! Leggetela e ascoltatela. Anzi, leggete e ascoltate tutti e cinque i brani di questo Ep. Ne vale la pena… perché in fin dei conti siamo i figli di una balena che ha il cuore piccolo ed una bocca enorme

Suddito del Regno di Milano
Mi presento col cappello in mano
Mi inchino alla multinazional
che mi versa i danari per scrivere e cantare
Prono alla promo musicale,
mi vesto da giullare e inizia il baraccon

Visita alla radio commerciale
Col fido ufficio stampa da scudiere
In singolar tenzone con lo speaker piacione
A disquisir di ‘nduja e peperone,
Eh-eh-eh-eh-eh

Ode a Fabrizio De André
Di certo non uno come me
Che sono un surrogato, prodotto dal mercato
Che vive solamente di cliché-é-é

La giacca da impiegato e la barbetta
La montatura spessa e la panzetta
Quell’aria un po’ sinistra da vecchio socialista
E l’ironia un po’ catto-comunista,
Ah-ah-ah-ah-ah

Ode a Francesco De Gregori
A me sempre affiancato da tutti i detrattori
Perché, l’ho detto,
sono un surrogato,
voluto da un mercato

Che vive di cliché, o di cachet
O di cachet, o di cliché

Poi parte la crociata in Feltrinelli
Palermo poi Milano ed i Castelli
Fatece largo che passamo noi
Che semo li poeti, che semo i nuovi eroi

Cantiamo della vita e dell’amore
Però poi, sotto sotto, ce piace il disco d’oro
(Il disco d’oro, il disco d’oro)
Ma per avere il disco d’oro
(E per avere il disco d’oro)

Centomila copie da firmare
E centomila foto da scattare
E dal calar del sole, ci scappa una marchetta
‘O cellulare, ‘o jeans e ‘na maglietta,
Ah-ah-ah-ah-ah

Ode al buon vecchio Lucio Dalla
Nel suo profondo mare io sembro un morto a galla
Perché, l’ho detto, sono un surrogato,
voluto da un mercato

Che vive di cliché

E daje de tacco, e daje de stinco
Quant’è bono ‘sto Premio Tenco
E daje de tacco, e daje de mente
Quant’è bono ‘sto Nastro d’argento
E daje de tacco, e daje de coro
Quanto so’ boni i diritti d’autore
Perché so’ senza IVA,
nun so’ come er baccalà
Perché so’ senza IVA,
nun so’ come er baccalà, cha-cha-cha!

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