
Il 4 dicembre a Milano (al Teatro Spazio 89) e il 17 a Roma (all’Auditorio Parco della Musica) ci saranno le tue tappe invernali del Big Bang Tour di Joe Barbieri, concerto che ha portato in giro quest’estate per l’Italia, partendo proprio dall’ultimo suo lavoro discografico, uscito nell’aprile scorso (l’intervista e la presentazione dell’album la trovate a questo link).
Big Bang, come dice il titolo, è un album di rottura, dove Joe è uscito dalla sua comfort zone per mettersi in viaggio e andare a trovare nuovi spunti per le sue composizioni. C’è meno “bossa” e più funk, proposto sempre con il suo proverbiale perfezionismo e quella delicatezza compositiva che ha catturato pubblico (i suoi fan agguerriti si sono battezzati i Maravilhosi) e colleghi musicisti.
«Il concerto di Big Bang è il più liberatorio che abbia mai sperimentato. E il suono che tiriamo fuori con la mia band durante lo show è cangiante: sa farsi talvolta frenetico, sa dilatarsi fino a fermarsi, per poi riprendere e cambiare strada. In questa fase della mia vita avevo davvero bisogno di fare un album come Big Bang ma ancor più avevo bisogno di poter suonare un concerto così: divertente e intenso, svincolato da ogni cliché. Un concerto ‘vivo’ oltre che dal vivo». Così aveva presentato il suo nuovo tour. Ecco perché queste due date invernali (il 31 gennaio 2026 sarà al Teatro Forma di Bari) sono l’occasione per andare ad ascoltarlo.
L’ho chiamato un paio di settimane fa. Era nel suo studio immerso nel lavoro di produzione del nuovo album di Tosca – altra artista che ammiro in modo incondizionato. C’è un filo rosso che collega la vita artistica di Joe, il suo modo di comporre, il rimettersi in gioco, il partire dal microcosmo (così si chiama anche una sua famosa canzone e la sua etichetta discografica) per volare verso lo spazio infinito. In fin dei conti, tutti siamo un piccolo microcosmo con le nostre ansie, paure, amori, passioni, pensieri, che interagiscono con altri microcosmi.
Joe come è andato il Big Bang Tour?
«Bene, si è rivelato quello che prometteva di essere, un concerto molto divertente per il pubblico ma anche per chi lo deve eseguire. Una volta fatto l’album, dobbiamo credere fermamente in quello che portiamo sul palco, per poter offrire qualcosa di bello dobbiamo essere noi i primi a sentire che non ci sono automatismi ma solo il piacere della ricerca e nel mio caso del gioco, la componente ludica è rilevante».
In quanti sareste sul palco?
«In quattro. Io, Daniele Sorrentino al basso, Pietro Lussu al Fender Rhodes e Bruno Marcozzi alla batteria. Sono abituato a dover fare i conti con riduzioni di musicisti sul palco, perché comunque vengo da dischi orchestrali dove o tutto si riduceva alla presenza di un violoncello e spesso neppure quello. Tutte le canzoni che scrivo nascono per chitarra e voce, poi le vesto con vari arrangiamenti a seconda di quanti musicisti suoneranno dal vivo. E questo è un altro aspetto molto divertente del mio lavoro».
E la scaletta cambia?
«Essendoci un piccolo filo rosso che ruota intorno al viaggio, c’è bisogno di un minimo racconto con un susseguirsi preciso di passaggi, dunque la scaletta è forse l’unico punto fermo di tutto questo tour!».
Nella scaletta ci sarà tutto Big Bang, ma anche altro immagino!
«Praticamente suonerò e canterò quasi tutto il disco e, visto che la scaletta è un po’ declinata al tema del viaggio, “prendo in prestito” dei miei brani che magari suono di meno nei concerti, ma che hanno una pertinenza spiccata su questa tematica. Poi, sicuramente non mancano tante canzoni che le persone preferiscono, quello sicuramente».
Riavvolgo il nastro fino a Tosca: sarai nel suo disco anche tu?
«Come anche per l’album precedente (Morabeza) mi sto occupando della produzione, sono dietro le quinte, ho scritto gli arrangiamenti e ora sto lavorando sulla realizzazione in studio».
Tornando al divertimento: ti piace vestire i brani?
«Sì, tantissimo. Ma guarda, almeno per quanto mi riguarda, è tanto divertente il vestire quanto lo svestire. Cerchi l’abito giusto ma poi magari quella stessa canzone in un’altra occasione devi riportarla alle “impostazioni di fabbrica”… è un percorso, una procedura che ti offre tante chiavi di lettura, come ben sai ascoltando tanta musica, perché la stessa canzone la puoi presentare in tanti modi diversi e si consapevole di quanto l’arrangiamento spesso solletica alcuni aspetti o altri, magari in un’altra versione, quindi è fondamentale cercare quello giusto, mai fermarsi a una possibile prima intuizione».