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L’arte matura di Antonio Faraò: emozioni e tecnica in “Kind Of… Piano Solo”

Antonio Faraò riesce sempre a stupire. Dopo quarant’anni e passa di jazz vissuto come impegno assoluto e devoto e dopo aver suonato con il Gotha dei jazzisti mondiali (tipi come Benny Golson, Wayne Shorter, Chico Freeman, Bob Berg, Joe Lovano, McCoy Tyner, Eddie Gomez, Jack DeJohnette, Billy Cobham, Didier Lockwood, Herbie Hancock), Faraò ha fatto il passo decisivo, quello che i grandi interpreti temono e bramano più di tutti. Un disco solo, il suo primo. Lo ha intitolato Kind Of… Piano Solo. 

È uscito il 19 settembre scorso, pubblicato da Notes Around Ag e distribuito da Azzurra Music solo su supporto fisico (vinile e Cd), 12 tracce per 50 minuti di ascolto. Un lavoro che, per chi lo segue e conosce il suo andar per jazz, lo rappresenta fino in fondo. Quattro omaggi agli artisti e agli standard che più lo rappresentano – There Will Never Be Another You di Harry Warren,  O Que Será di Chico Buarque de Hollanda, Round Midnight di Thelonious Monk e I Didn’t Know What Time It Was di Richard Rodgers – e otto brani farina del suo sacco.

Quello che mi ha colpito di questo compendio al pianismo e alla creatività di uno dei grandi musicisti internazionali del nostro Paese, è la scansione dei brani che ne fa un disco praticamente perfetto. Di Faraò si conosce la sua bravura fuori al comune, il suo eclettismo, il suo esprimersi con grande emozione, tutte doti che qui risaltano senza futili autocelebrazioni.

Non a caso inizia con There Will Never Be Another You, brano pubblicato nel 1942 da Harry Warren, uno dei musicisti più prolifici di quegli anni, autore di colonne sonore e di un buon numero di brani diventati standard. Per inciso, il vero nome di Warren era Salvatore Antonio Guaragna, 1893-1981, nato a Brooklyn da genitori italiani emigrati da Calitri (Avellino). There Will Never Be Another You ha segnato una svolta nella musica  jazz perché ha una melodia chiara e cantabile, gli accordi permettono improvvisazioni sofisticate e il ritmo si presta a interpretazioni swing, bebop e anche latin jazz. Non a caso è stato ripreso da Chet Baker, Lester Young, Sonny Rollins, Nat King Cole, Joe Pass, Bill Evans e molti altri artisti nel corso del Novecento. 

Scegliendolo come ingresso nel suo mondo, il brano è una sorta di manifesto del disco, come dire, “parto da qui perché queste sono le mie origini musicali, mi muovo lungo questa traiettoria, dovunque la musica mi porti”. Infatti, dopo There Will Never Be Another You, ecco la sua Kind Of… brano che staresti ad ascoltare per ore, per ciò che riesce a tramettere emotivamente ma anche per i passaggi, per l’uso sapiente della mano sinistra che fa il lavoro armonico mentre la destra si perde nei sentieri della memoria raccontando storie di cui tutti ci sentiamo protagonisti. Una preparazione a un altro standard straordinario, O Que Será di Chico Buarque, capolavoro che qui diventa ancor più struggente e lirico grazie all’improvvisazione che gioca sui tasti cantini del pianoforte e all’amplificazione degli accordi pur tenendo salda la costruzione originale del brano.

E così il cammino si snoda tra Round Midnight, omaggio dovuto al genio di Thelonious Monk, passa per Gospello, dove tutto diventa più ritmico e sincopato, ritorna nello standard con I Didn’t Know What Time It Was (a proposito, andate a riascoltarvi la versione del Keith Jarret Trio!), per esplodere nel Bop di My Blues dove le mani volano senza freni pronte ad atterrare Sulle Nuvole, ultimo brano, due minuti intensi, vera e propria riflessione sul suo cammino artistico.

Antonio ha descritto il suo piano solo così: «Dopo oltre quarantacinque anni di musica e di vita sul palcoscenico, è naturale chiedersi «perché proprio ora?», «perché aspettare così tanto?». È un traguardo importante, ma anche una sfida profonda e personale per ogni pianista. Come alcuni dei miei progetti, anche questo è rimasto chiuso nel cassetto. Non ho mai sentito l’urgenza di realizzarlo. Desideravo maturarlo con un certo spessore. Ora è arrivato il momento giusto. Non mi resta che augurarvi un buon ascolto, con la speranza che queste note possano toccare i vostri animi».

Le sue intenzioni sono andate a buon fine. Un disco impeccabile, profondo, che ti prende subito e che, ascolto dopo ascolto, si svela nelle sue molteplici forme espressive. Da prendere assolutamente!

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