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Roma, Musika Expo: scuole, palchi e nuove frontiere

Domenica prossima, 15 ottobre, a Roma Eur, presso il palazzo dei Congressi, ritorna Musika Expo. Una giornata dedicata alla musica in tutti i suoi aspetti, con corsi, seminari, strumenti, laboratori. Insomma, il paradiso per chi vuole andare al di là del semplice ascolto e anche un importante luogo dove gli “addetti ai lavori” possono trovarsi, discutere, confrontarsi. L’edizione pre-Covid del 2019 aveva registrato settemila presenze in un solo giorno. 

Domenica non sarà molto diverso, vista la quantità di eventi che gli organizzatori hanno messo sul piatto: più di 50 “live” con 200 artisti coinvolti, performance nazionali e internazionali, “incontri, congressi, seminari con le realtà fra le più importanti dell’industria musicale italiana”, come si legge nel comunicato stampa e nel programma sul sito di Musica Expo che potrete consultare nella pagina dedicata del sito. Senza dimenticare le 200 aziende nazionali e internazionali, produttrici di strumenti musicali, con un occhio di riguardo all’artigianalità made in Italy.

Mirella Murri

Quanto basta per una chiacchierata con Mirella Murri, organizzatrice, e Lucrezio De Seta, direttore artistico che, assieme ad Augusto Cherubini, produttore commerciale, sono le anime di Musika Expo.

Mirella, nel 2019 avete fatto il botto di presenze, quest’anno cosa prevedete?
«C’è grandissima aspettativa e altrettanta attesa. L’evento è molto amato, soprattutto nel Centro Italia. È uno degli eventi rappresentativi del settore musicale che sposa sia la parte culturale-artistica, sia quella espositiva per mettere in contatto brand, aziende, artigiani – il Made in Italy! – e la produzione internazionale». 

In questa edizione vi presentate con due novità…
«Sono due progetti “speciali”: Musika Educational, un “villaggio di formazione” ad accesso gratuito che abbiamo posizionato all’ingresso della manifestazione, grazie anche alla collaborazione con Co.Sm.O, il Coordinamento delle scuole di musica della Regione Lazio, e L’Economia Circolare, uno spazio coordinato da Alchemy Recycle (associazione che realizza strumenti musicali da materiali dismessi, ndr) in collaborazione con La Festa della Musica – AIPFM volto a sensibilizzare il pubblico sul tema dell’economia circolare nel mondo della musica, dove quello che fino a ieri veniva considerato un rifiuto può ri-diventare materia prima e tornare nel circuito produttivo».

Mirella sei una musicista? Come sei riuscita a costruire una cosa così gigantesca?
«No, ma la mia storia familiare è fatta di musicisti. Più di dieci anni fa Lucrezio, Augusto e io ci siamo incrociati e da quell’incontro è nato tutto. Eravamo dei visionari, ci siamo detti: “Facciamo qualcosa di diverso dalle fiere musicali, offriamo anche un apporto culturale».

Passo alla direzione artistica: Lucrezio, con quale criterio avete scelto i musicisti?
«Musika, come sono stati precedentemente Elettrika e Batterika da cui è nata tutta la nostra storia, ha questa magia, diventare un punto di incontro tra i musicisti, gli operatori del settore e il pubblico appassionato. Quando annunciamo la manifestazione il mondo musicale si sveglia e iniziano i contatti, tutti vogliono starci, in qualunque modo e a qualunque condizione. Come mission abbiamo sempre cercato di imporre uno spettro artistico e stilistico il più vario possibile. Heavy metal, jazz, pop, classica, andando a cercare la qualità e stimolando gli sponsor, gli espositori abituati a portare nelle fiere i supporter dei loro marchi a cui chiediamo che l’artista si presenti con progetti veri e propri che esulino dall’attività promozionale del marchio. All’inizio la nostra richiesta ha creato qualche dissapore, ora i marchi la prendono molto bene, senza contare che la maggior parte degli artisti non è supportata da nessuno, quindi quello che succede sui nostri palchi è quasi un festival e, a livello di didattica, la promozione di progetti».

Lucrezio De Seta

Ciò che piace è la vostra azione di forza, molto positiva, verso la qualità della musica, del musicista, dei progetti, a maggior ragione oggi, vista la banalizzazione estrema della musica. Cosa mi dite al riguardo?
Leonardo De Seta: «A mio parere, la banalizzazione è un prodotto di scarto della democratizzazione della cultura attraverso Internet, della diffusione delle scuole di musica e della conseguente facilità di reperire gran parte delle informazioni necessarie a uno che si approccia alla musica. Ed è positivo: un ventenne ha oggi le capacità tecnico-teoriche di un quarantenne che ai suoi tempi faticava per recuperare demo, spartiti e quant’altro. Torniamo alla musica: cos’è che manca? La pratica. Quello che i giovani lamentano è che suonano tanto a casa ma non riescono a raggiungere i palchi. Per come la vediamo noi, musicisti della mia generazione, è piuttosto assurdo. Il mio sogno era quello di diventare, che ne so, il batterista dei Queen, o cambiare il mondo con una canzone. Oggi il loro sogno è riuscire a  fare i dimostratori. Non credo che non ci siano più idee, ma queste sono diluite in un mare di non-idee e, quindi, è più difficile andarle a cercare. La nostra difficoltà, per esempio, è stata costruire un programma, trovare cose originali: su dieci, 9,5 propongono cover. Quest’anno abbiamo invitato la cover band inglese dei Pink Floyd, ma per celebrare i 50 anni di The Dark Side of The Moon, album iconico».
Mirella Murri: «Abbiamo cercato di costruire anche fisicamente un percorso che mostri tutti i passaggi per diventare un musicista. Non a caso le scuole di musica sono all’ingresso della manifestazione, sono a fruizione gratuita perché il visitatore possa entrare in contatto con il primo step per diventare un musicista, cioè lo studio, la conoscenza. Lì ci sarà anche un palco dove suoneranno dei giovani probabilmente emozionantissimi. È un messaggio chiaro supportato da partner, come iCompany, che si occuperà di spiegare la parte lavorativa del musicista, le problematiche che dovrà affrontare. Mettiamo a disposizione degli strumenti perché la cultura va formata, siamo obbligati a seminare in tutti i vari target generazionali, per questo c’è anche l’area kids».

Business, cultura, educazione, strumenti, musica, concerti… tutto in un giorno…
Lucrezio De Seta: «È impossibile pretendere di vivere tutta la manifestazione. Il consiglio è di studiarsi un percorso ideale. La cosa incredibile della giornata è che in ogni momento succede qualcosa. È bello vedere continui esodi, un flusso di persone che si spezza, si divide, si ricongiunge. Palazzo dei congressi è una struttura istituzionale non proprio pensata per un evento musicale, ma funziona perfettamente perché c’è un continuo scambio, come trovarsi in una festa dentro una grande casa».

Ho dato una rapida scorsa ai produttori di strumenti musicali presenti. La maggior parte sono costruttori di chitarre, bassi e batterie, ho visto pochissime tastiere…. È già un orientamento?
Mirella Murri: «No. Dopo il Covid e il lungo stop, molte aziende produttrici di tastiere, soprattutto giapponesi, sono più tiepide rispetto al fervore delle aziende europee…».
Lucrezio De Seta: «Diciamo che per ogni batterista ci sono dieci chitarristi e per ogni tastierista, dieci batteristi. Nell’immaginario la chitarra e la batteria sono gli strumenti che conquistano di più. Ci piacerebbe in futuro coinvolgere anche espositori del mondo della classica, ma è un mondo che si muove con altre dinamiche, non proprio incline alla grande festa».

Mirella, parlavi della sezione kids. Come si sta muovendo il mondo dell’insegnamento della musica? La scuola pubblica sembra ancora arrancare, ho in testa il flautino da cui siamo passati tutti…
«Abbiamo investito molto sul messaggio della formazione musicale. L’area scuola di Musika è stata curata con Co.Sm.O non a caso. Le istituzioni private si occupano da anni di questo buco formativo, sono molto preparate, stanno sul campo tutti i giorni, anche all’interno degli istituti scolastici pubblici. Dunque… sono ottimista! La visione del flautino fortunatamente è passata: ci sono i corsi pomeridiani di musica nelle scuole pubbliche, istituzioni che cercano di creare possibilità per chi non può permettersi l’acquisto di strumenti musicali. In fiera abbiamo rappresentate tutte le realtà, dalla piccola scuola di quartiere alla prestigiosa Saint Louis College of Music. Le istituzioni stanno cercando di ascoltare».
Lucrezio De Seta: «Da musicista, mi permetto di dire che un euro speso nella scuola dell’obbligo per la formazione musicale e per la sensibilizzazione artistica, vale dieci milioni spesi per i bandi che servono a fare andare avanti, in una sorta di accanimento terapeutico, forme musicali, organizzazioni di festival che sono sterili. Sarebbero soldi ben investiti perché, tra venti, trent’anni, avremmo ascoltatori consapevoli, che continuano ad andare a teatro, ad assistere ai grande concerti o a frequentare i localini jazz, i cui musicisti oggi sono equiparati a dei lavavetri che raccolgono l’elemosina grazie a pochi eroici proprietari». 

Cosa vorreste per il futuro?
Mirella Murri: «Quest’anno è quello della ripartenza. Vorremmo distribuire Musika Expo in più giornate ma anche connetterci con realtà che hanno un minimo comune denominatore comune con noi.
Lucrezio De Seta: «Non abbiamo mire espansionistiche sono un convinto sostenitore dell’anticrescita. Miriamo, quello sì, al network con altre organizzazioni».

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