Riavvolgiamo per un attimo il nastro del tempo e arriviamo fino al 2 dicembre del 1973, una fredda giornata di dicembre. Quella domenica iniziò per il nostro Paese il periodo dell’Austerity: nei giorni festivi non si poteva circolare con le auto. Gli italiani si ritrovarono improvvisamente a reinventarsi i fine settimana. Chi violava il divieto era passibile di multe salatissime, potevano arrivare fino a un milione delle vecchie lire (e credetemi, nel ’73/‘74 erano tanti soldi). Cos’era successo? Detta in poche parole, il paese era in ginocchio per mancanza di petrolio. Complice la chiusura del canale di Suez per le guerre arabo-israeliane, i signori del greggio avevano messo in ginocchio l’Italia – e non solo – facendo credere che le riserve fossero quasi alla fine. Stavano bluffando evidentemente o… truffando a seconda di come la si volesse vedere. Sembrano secoli fa. Io allora avevo 12 anni e per me, ragazzino con la voglia di giocare e divertirmi con gli amici, quelle domeniche a piedi o in bicicletta le aspettavo come la manna. Pensate: strade libere, niente auto, lunghi nastri d’asfalto tutti per noi, per le nostre “sicure” scorribande. Quando mai poteva capitare un’altra occasione del genere? Visto dagli occhi di un adulto, invece, quei quattro mesi (fino all’aprile del 1974) sono stati un bel sacrificio e una bella rottura di scatole. Per i nostri genitori un ritorno al periodo immediatamente post bellico. Nei primi anni Settanta stava stava succedendo di tutto: le Brigate Rosse avevano iniziato la loro attività facendosi sempre più audaci, la Rai trasmetteva fino alle 11 di sera o forse anche meno. Intanto le nostre colonne sonore di quel periodo erano nutrite, c’era il mondo in musica, e che musica.