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Ingannare la quarantena/ I lavori delle rockstar

Non mi faccio vivo da alcuni giorni. Chiedo venia. Ahimè sono caduto anch’io nella rete della febbre. Non so se sia “il maledetto” o qualche altra forma virale più banale. So che respiro bene ma la febbre mi arriva improvvisa e poi come arriva se ne va… In quest’altalena non proprio salubre mi hanno fatto visita un po’ di idee per aiutarvi ad alleggerire la quarantena. Come Francesco (Guccini) nella sua Opera Buffa, vale la pena che la riscoltiate perché è sempre fantastica, me ne stavo disteso nel mio candido lettino a riflettere quando ho sentito una voce (la febbre gioca brutti scherzi)… Non mi è apparso nessuno, premetto, ma mi è venuto in mente Ozzy Osbourne e con lui  le battute che stanno circolando a questo proposito sul coronavirus e la proverbiale resistenza a qualsiasi forma patogena dell’ex Black Sabbath. Così, sempre nell’ottica di passare alcuni minuti sereni, oggi vi voglio divertire con un breve post. Vi siete mai domandati che mestiere facessero le rockstar prima di diventare… rockstar? Cosa faceva Ozzy?

Tra le star della musica c’è di tutto. Il parterre è ampio, nella storia della musica, prima di sfondare e diventare famosi i nostri eroi hanno dovuto stringere la cinghia e adattarsi a fare i lavori più umili. Con qualche eccezione: Il maestro Vinicius De Morães per esempio cantava, componeva, scriveva versi, poesie, e romanzi per passione ma la sua vera attività era quella diplomatica. Qui con Toquinho in Canto de Ossanha. Dall’altra parte dell’Oceano, in Scozia, Rod Stewart, anni più tardi, era una promettente stella del calcio dei Celtic (ancora oggi a 75 anni il terribile Rod the Mod fa parte di un team seniores). Vale la pena riascoltarlo nella splendida  You’re in My Heart (The Final Acclaim). Insomma, personcine a modo, come si diceva un tempo, forse un po’ troppo “agitate”, ma a modo, anche se si favoleggia che Rod abbia lavorato per un certo periodo in un camposanto come becchino…

Dunque, vediamone alcuni. E iniziamo proprio da zio Ozzy, il quale non ha mai fatto mistero di aver lavorato anche in un macello: era l’addetto a svuotare gli stomaci degli animali macellati e lui, come ha più volte ricordato, continuava a vomitare, come dargli torto. Non so se gli sia venuto in mente di azzannare il naso di una mucca, non credo… intanto ascoltiamolo in Under The Graveyard. Ma anche Johnatan Davis 49enne leader dei Korn, non aveva scelto una professione facile. Lui proprio ha studiato e s’è laureato in tecniche di imbalsamazione. Ha lavorato per alcuni anni nel settore, è stato pure assistente del dipartimento del coroner della contea di Kern in California. Fino a quando non ce l’ha fatta più e si è ammalato di Distrubo da Stress Post Traumatico. Ascoltiamo i Korn in You’ll Never Find Me, dall’album The Nothing del 2019.

Anche il frontman dei Clash il grande Joe Strummer, ha avuto un passato da “gravedigger”, insomma, becchino, al St. Woolos Cemetery di Newport, Galles per pagarsi gli studi artistici. Ecco la mitica band in Rock In The Casbah. E chi l’avrebbe mai detto che il settantenne Gene Simmons la lingua più lunga del rock, avesse insegnato in un college e fosse stato anche aiuto editor di Vogue? Qui in God Of Thunder  dall’album Destroyer uno dei grandi classici della band. E chiudiamo con la settantatreenne poetessa del rock, Patti Smith. Da ragazza ha lavorato in un’azienda di giocattoli e lei ricorderà quell’esperienza come una delle più brutte della sua vita per come la giovane Patti fu martirizzata dai suoi colleghi. Qui in Redondo Beach, dal mitico album Horses del 1975.

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