Tre dischi freschi di scaffale

In questa settimana, da venerdì scorso a oggi, sono usciti tanti lavori interessanti. Ne ho selezionati tre, che spaziano tra jazz, musica afrobrasiliana e rock alternativo. Tutte produzioni di qualità elevatissima, visti gli artisti: il mitico pianista Abdullah Ibrahim, Josyara, giovane cantautrice brasiliana e The Smile, il supergruppo spin-off dei Radiohead composto dall’inarrestabile Thom Yorke e da Jonny Greenwood più l’ex batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner. 

Gran buona musica, anche per chi, per esempio, naviga poco tra le onde del jazz o non conosce la Timbalada, gruppo afro carnevalesco bahiano fondato da quell’istrione di Carlinhos Brown e da Tony Mola, da cui Josyara ha ricavato i brani riarrangiati di questo disco. Per chi ha amato i Radiohead, il ritorno sotto smentite spoglie di Yorke e Greenwood  (non nuovi a questi progetti) è un sound che riporta dritti dritti agli anni Novanta. Continua a leggere

Cinti&Russo: l’omaggio rigoroso a Branduardi

Voglio bene alla patria/ Benché afflitta di tronchi rugginosi/ M’è caro il grugno sporco dei suini/ E i rospi all’ombra sospirosi/ Son malato di infanzia e di ricordi/ E di freschi crepuscoli d’Aprile

Confessioni di un malandrino è uno dei brani più belli e intensi di Angelo Branduardi, pubblicato nell’album La Luna uscito nel 1975, il secondo del cantautore lombardo che proprio quest’anno festeggia i 50 anni di carriera. Ed è anche uno degli otto scelti per confezionare un disco di cui vi consiglio l’ascolto firmato da Fabio Cinti e Alessandro RussoGuardate com’è rossa la sua bocca.

Il titolo dell’album, tratto da una frase di Sotto il tiglio (Riderà chi passi per di là/ Guardate com’è rossa la sua bocca) canzone contenuta nel celeberrimo Alla Fiera dell’Est del 1976, la dice lunga sull’approccio stilistico dei due artisti alla musica del menestrello di Cuggiono. Continua a leggere

Kriss Corradetti: mandolino, jazz e italianità

Kriss Corradetti – Foto Luca Cameli

Jazzmandoit è il titolo di un lavoro uscito a fine dicembre dello scorso anno per PlayCab firmato da Kriss Corradetti. Marchigiano, chitarrista, producer, insegnante, Kriss ha scelto di portare alla ribalta il mandolino, strumento in Italia non frequentato quanto meriterebbe, “recluso” nella musica popolare, soprattutto in quella napoletana. 

Il mandolino in altre parti del mondo è invece strumento sdoganato da tempo. Basti pensare al brasiliano Hamilton de Hollanda, virtuoso del bandolim, indirizzato a un jazz contemporaneo di grande vivacità contaminato con lo Choro, diventato uno dei grandi artisti internazionali nei circuiti e nei festival jazz di tutto il mondo. Musicabile s’è interessato a lui lo scorso maggio in occasione dell’uscita di un album divertissement dal titolo Flying Chicken (qui trovate il link all’intervista).

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Ensemble Sangineto, l’altro volto della musica popolare

Unire i punti di contatto nella World Music è importante. E quando la musica popolare sconfina nella World Music può nascere qualcosa di nuovo pur ricondotto al passato, alle nostre radici culturali. 

Un lavoro esegetico importante che ritrovo in un disco uscito giusto un anno fa in supporto digitale e nell’ottobre scorso sugli scaffali fisici. Il titolo riassume il grande e attento lavoro che ci sta dietro: Grand Tour Vol. I. È firmato dall’Ensemble Sangineto, al secolo i fratelli Caterina e Adriano Sangineto e Jacopo Ventura. Tre musicisti che vengono dalla musica popolare e da mille altre strade coltivate per lavoro e passione. Il loro Grand Tour, concepito come “l’anno sabbatico” dei giovani europei nel Sei/Settecento, che arrivavano in Italia per studiare la cultura e la storia del nostro Paese, è un appassionante viaggio in dieci canzoni nella tradizione popolare italiana. Un lavoro per nulla scontato, che solo grandi esperti e bravi musicisti possono permettersi di fare. Continua a leggere

Due dischi per due appassionate artiste

Fiorella Mannoia (con Danilo Rea) e Stacey Kent. Cos’hanno in comune queste due artiste? La voce, riconoscibile tra mille. Una calda avvolgente, l’altra leggera, swingante. Due artiste che hanno pubblicato nei mesi scorsi due lavori, la Kent il 10 novembre, mentre la Mannoia l’8 dicembre. Sono due lavori di interpretazione, brani che hanno fatto la storia della musica d’autore italiana da una parte e standard jazz dall’altra. Due omaggi alla loro provenienza artistica, raffinati, interessanti, ricchi. Ve li consiglio perché entrambe le interpreti sanno emozionare e catturare l’ascolto come poche. Continua a leggere

Enrico Giaretta con Vincenzo Mollica: L’Arte di non vedere

Stasera, all’Auditorium Parco della Musica di Roma va in scena L’Arte di non vedere di – e con – Vincenzo Mollica. Lo spettacolo verrà presentato il 15 gennaio anche a Milano, al teatro Arcimboldi. In un monologo di quasi due ore, Mollica racconterà i suoi incontri, le sue mille interviste con tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, tra musica, cinema, teatro. Il cronista sempre curioso e vivace condividerà il palco con Enrico Giaretta, pianista e compositore di Latina. Come Vincenzo anche Enrico ha un background di storie, incontri, mestieri.  Continua a leggere

Ritorna Paolo Benvegnù: “È inutile parlare d’amore”

Paolo Benvegnù – Foto Mauro Talamonti

«Non ho ruoli, sono uno spettro, racconto un mondo antico senza nostalgia… La musica per me è una meravigliosa passività, perché non si guadagna nulla. Ma sono una persona felice, non ho mai fatto del male a nessuno. Lo dico senza provocazione: il mio futuro è diventare un corriere di Amazon o di Deliveroo e fare musica per hobby. Solo così potrò permettermi di avere un pensiero». Così chiudeva la mia chiacchierata con Paolo Benvegnù nel giugno dello scorso anno, in occasione dell’uscita del suo Ep Solo Fiori. 

Riprendo da qui. Perché venerdì 12 gennaio sarà sugli scaffali digitali – mentre il 19 in quelli fisici con Cd e vinile – È inutile parlare d’amore (Woodworm, distribuito da Universal Music Italia), il suo ultimo lavoro, che richiama inevitabilmente Solo Fiori. Un altro tassello, mai scontato, nella produzione artistica di Paolo che, in oltre 30 anni di carriera, ha perseverato una coerenza senza pari. Continua a leggere

Ginevra Nervi: la voce, i palchi, la musica elettronica

Ginevra Nervi – Foto Gioele Vettraino

Non so quanti di voi abbiano visto al cinema Giorni Felici, il film di Simone Petralia con Franco Nero e Anna Galiena uscito l’11 dicembre scorso. La colonna sonora di questo dramma fatto di silenzi eloquenti girato tra le pareti di un’unica casa l’ha firmata una giovane musicista genovese di stanza a Roma, Ginevra Nervi, 29 anni. Ginevra è una musicista che si dedica all’esplorazione della voce, che filtra, trasforma, studia, elabora grazie alle sue “macchinette”, come chiama gli strumenti che usa per esprimere la sua arte.

Il suo genere è la musica elettronica che, detta così, è tutto e niente. Fare arte attraverso impulsi elettroacustici può sembrare un ossimoro. Nel caso di Ginevra è un mondo onirico e fantastico che riesce a risucchiarti tra morbidi prati sonori e l’uso di pochi strumenti, una chitarra, l’amato basso a quattro corde, un vecchio organo Farfisa, un violoncello. Ho fatto una lunga chiacchierata con lei, dove abbiamo parlato della sua musica ma anche di soundtrack e palchi…. Continua a leggere

Tre dischi davvero alternativi del 2023

Ritorno da voi ancora acciaccato da una brutta influenza per raccontarvi tre lavori che, vista la mia forzata immobilità, hanno riempito le mie giornate e permesso di viaggiare tra le spettacolari terre del Nord Europa, la spensieratezza del soukous congolese e la cultura maroon a New Orleans. Tre dischi alternativi, non nell’accezione musicale del genere, ma nella loro più intima sostanza, tre modi di percepire la realtà tra sogni, danze, parole. Continua a leggere

Lemò, magistrato-cantautore alla sua prima prova discografica

Il 10 novembre scorso è uscito il primo disco di un cantautore molto particolare, come particolare è anche il titolo: Chi l’avrebbe mai detto? Di mestiere fa il magistrato, la passione per la musica l’ha coltivata fin da ragazzo, catturato dalle parole con riferimenti cantautorali di tutto rispetto, primo fra tutti quel genio di Gianmaria Testa che la morte ha voluto portarsi via troppo presto.

Lui si chiama Claudio Paris, tarantino di nascita e, oggi, per motivi di lavoro, bolognese di residenza. Ha scelto come nome d’arte Lemò, che sembra tanto un soprannome dialettale, ma in realtà, con quell’accento civettuolo sull’ultima vocale, riporta alla pronuncia francese di Les Mots, le parole. Continua a leggere