Danilo Di Paolonicola senza frontiere: ecco No Gender#2

Danilo di Paolonicola – Foto Mastergraphics Photography

Danilo Di Paolonicola è una vecchia conoscenza di Musicabile. L’avevo intervistato e pubblicato poco più in un anno fa in occasione dell’uscita di un disco di World Music degno di questo nome, Abruzzo. In quell’occasione era nel ruolo di creatore dell’Orchestra del Salterello, con la quale ha firmato l’arrangiamento di otto brani tradizionali, scelti seguendo la linea storica del tratturo Magno, il millenario sentiero della transumanza che collega L’Aquila a Foggia. 

Il 20 marzo scorso l’artista ha pubblicato un nuovo disco, questa volta seguendo un suo vecchio progetto battezzato No Gender, iniziato con un lavoro pubblicato nel 2017. Un disco molto tecnico, «per appassionati di fisarmonica», mi ha raccontato Danilo che ho chiamato alcuni giorni fa. Un lavoro che mostrava tutta la bravura dell’artista e la sue incredibile padronanza di uno strumento così affascinante. No Gender#2 segue le stesse orme, ma in maniera meno “ostica”, se mi si concede il termine, aperta agli amanti della fusion culturale.

Anche qui si parte, comunque, dallo stesso concetto: la musica non si può incanalare in generi, è musica e basta. Note che trovano una loro logica collocazione sia che provengano dalla cultura argentina, bulgara, italiana o anglosassone. I collanti sono la fisarmonica e l’organetto diatonico, strumenti che l’ex-bimbo prodigio di Teramo, vincitore di numerosi concorsi mondiali di fisarmonica diatonica, oggi musicista 45enne e professore al conservatorio de L’Aquila, padroneggia senza pari.

Il virtuosimo c’è, ovviamente, e con lui un solido percorso culturale che porta Di Paoloantonio a proporre una “fusion” coinvolgente di culture tradotte in note. Nel caso di No Gender#2 contano i passi di danza. Fisarmonica e ballo sono un binomio indissolubile nella tradizione di tanti Paesi e il trait d’union tra l’Horo bulgaro e il Boleo argentino o la pizzica abruzzese e il sette passi del Sirtaki è la fisarmonica, «uno strumento con cui puoi suonare di tutto», riafferma l’artista.

Lavorare sui passi di danza è un richiamo alla musica popolare…
«Ho preso spunto da questa, usando cellule ritmiche originali per poi evolvere i brani in altre direzioni. Il disco parte dalla danza ma in verità è “antiballo” perché cambia sempre ritmo, disorienterebbe anche i migliori ballerini! Quando compongo non mi mai metto paletti. Scrivo quello che viene e poi dò colore e ritmo. Prendi per esempio Payduska: si ispira a un passo di danza chiamato Horo che inizia in 7/8 per poi passare agli 11/16. L’ho mutato: da 11/16 arriva a 27/8. E questo cambio continuo lo avverti in tutti i brani del disco».

A quale brano sei più affezionato?
«Waltz For Children. L’ho scritto quasi tutto d’un fiato durante il lockdown. Sotto casa sentivo le voci di bambini che si divertivano con le biciclette. Tutti portavano le mascherine, ma giocavano in modo allegro, come se niente fosse, erano concentrati sul gioco e basta. L’intro è un un walzer classico mentre nel corpo centrale siamo in un’ambientazione jazz».

Il pezzo che apre il disco, invece, è la Pizzica delle Fontanelle. Anche questa ha una storia…
«In tanti quartieri periferici delle città abruzzesi abitano numerose comunità Rom stanziali. Ho deciso di chiamarlo Pizzica delle Fontanelle (che è un quartiere di Pescara) perché suonava bene! Sono partito dalla tradizione, pensando alla classica “fuitina”, la fuga d’amore di due giovani. Si sono prestati alla registrazione vocale due componenti di una famiglia Rom. Sono stati bravissimi, hanno una vera dote teatrale, buona la prima, come si dice. Anche il lamento della madre che viene a sapere del fatto è straordinario».

Al disco hanno collaborato numerosi musicisti!
«Ventuno in tutto (inclusi i due attori che hanno recitato nella Pizzica delle Fontanelle). Tra questi c’è il trombettista Flavio Boltro, ma anche Lino Patruno che fa un assolo di banjo in Applejack, Gionni Di Clemente all’oud, buzuki, chitarra elettrica e sitar, Toni Fidanza al pianoforte, Marco Siniscalco al basso, Glauco Di Sabatino alla batteria. Una bellissima esperienza».

Porterai in giro il disco nei teatri italiani?
«Sto chiudendo alcune date. Le farò con il mio solito e affiatato gruppo, gli Ethnic Project: strumenti a corda (buzouki, chitarre), basso, batteria e fisarmonica e organetti. Sicuramente sarò il 14 settembre prossimo a Castelfidardo in occasione del Premio Internazionale di Fisarmonica. Vi aspetto!».

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