Dan Costa: con “Beams” batte il cuore del latin jazz

Beams, raggi di luce. E proprio la luce è la protagonista del nuovissimo lavoro di Dan Costa. Pianista dai solidi studi e da una raffinata creatività, come avevo scritto nel marzo dello scorso anno in occasione di un brano, Iremia, pubblicato insieme a Randy Brecker, Allora suonava di pace interiore, giusto in un momento in cui l’invasione russa in Ucraina stava iniziando il suo macello disorganizzato. Luce è speranza, vita, invito alla positività.

E Dan ha centrato il suo obiettivo, grazie anche a un parterre di musicisti di grandissimo rispetto: John Patitucci al contrabbasso, Teco Cardoso, sassofonista, compositore e arrangiatore, Paulinho Vicente alla batteria, Mike Stern alla chitarra, il mitico Hermeto Pascoal in una sessione di scat da paura, Anne Boccato, paulistana, alla voce, David Liebman al sax, Dave Douglas alla tromba. Tutto ruota intorno al classico trio jazz (Dan al pianoforte, Patitucci al contrabbasso e Vicente alla batteria) il resto sono preziose gemme incastonate nella collana di luce dell’artista italo-portoghese.

Dan, com’è nato il progetto?
«Alcune composizioni sono state scritte a Paros in Grecia, altre a Spalato in Croazia tra il 2019 e il 2022. Dopo aver lanciato il singolo Iremia con Randy Brecker ho voluto continuare con il progetto statunitense pur mantenendo le radici musicali brasiliane e il risultato è stato Beams, registrato e ideato nel 2022 e lanciato il primo gennaio 2023».
Perché hai scelto quesi musicisti?

«Ho ripreso contatto con John Patitucci, con il quale avevo già interagito in passato. Oltre ad aver lavorato con i più grandi nomi del jazz, da Chick Corea a Wayne Shorter, John si adatta a diversi contesti musicali pur mantenendo il suo stile. Inoltre, condividiamo delle origini culturali simili, dato che anche lui ha provenienze campane. Quindi, ho scritto ad altre leggende del jazz americano, quali Liebman, Stern e Douglas, che hanno risposto con entusiasmo all’invito. Sebbene si dedichi spesso al free jazz, Liebman – ex-collega di Miles Davis – ha anche pubblicato album, come, ad esempio, A Walk in the Clouds,nel quale interpreta Puccini, ed è questo lato melodico che mi ha spinto ad invitarlo. La potente chitarra elettrica di Stern la conosco fin da quando ho iniziato a studiare jazz, dato che colleghi e insegnanti spesso ne parlavano, mentre Douglas ha un suono riconoscibile, nonché una vena improvvisatrice che mi sembravano adatti al brano in cui abbiamo collaborato. Vicente, il batterista, invece, è un coetaneo ed ex-alunno  dell’UNICAMP, università brasiliana alla quale ho studiato anch’io, dove ho ricercato diversi musicisti e stili brasiliani dal 2012 al 2013. Da quel che ho visto, è difficile trovare un batterista che conosca bene i ritmi brasiliani e che nel contempo abbia la flessibilità e apertura comunicativa necessaria per suonare il jazz moderno, dove c’è varietà interpretativa – ho trovato queste qualità in lui. La cantante, Anne Boccato, invece, un’altra coetanea di São Paulo, l’ho scoperta tramite un disco di un musicista brasiliano residente a New York e ho capito subito che aveva la voce adatta a questo stile musicale. Teco Cardoso, che appare in tutti i miei album di studio, continua a lasciare la sua impronta personale, la cui sensibilità è apparente. Infine, Hermeto Pascoal, uno dei nomi più celebri della musica brasiliana, considerato da Miles Davis uno dei più grandi musicisti della storia, accolse il mio invito con entusiasmo prima del 2020, registrando un assolo per me, la cui percussione ricorda quella utilizzata nel suo brano Bebe».

Vi siete trovati per registrare in studio, e dove?

«Sì, abbiamo registrato nello studio Bunker a Brooklyn, New York. Patitucci, Boccato, Liebman, Vicente e io abbiamo registrato tutto in un giorno. Gli altri musicisti, che non potevano essere presenti, hanno poi suonato le loro parti, spesso con grande sensibilità».

Conti di portarlo sui palchi europei?

«L’anno scorso ho fatto un tour che mi ha portato in Nuova Zelanda, Australia, Thailandia, Vietnam, Singapore, Grecia, Cipro, Turchia, Bulgaria, Regno Unito, Finlandia, e Spagna, dove ho presentato il nuovo album con diversi musicisti».

Perché il titolo Beams?

«Beams – ovvero raggi in inglese – evoca la luce e la celebra, sia come elemento fisico sia metafisico. Per questo motivo ciascuna delle tracce dell’album ha un significato profondo e speciale, abbracciando diversi concetti, dalla luce degli animali in Paw Prints a quella delle piante in Cypress, dall’infanzia in Acalantando al libero arbitrio in Encaminho passando per la contemplazione in Viewscape, dal mondo urbano in Sparks of Motion al mondo rurale in Então, fino al mondo celeste con Beams e Stardial, che rispettivamente aprono e chiudono l’opera. Credo che celebrare la luce sia importante in una società spesso propensa a criticare piuttosto che a esaltare, una semplice attitudine nei confronti della vita che porta a discriminazione e conflitto».

Il brano a cui sei più affezionato?
Domanda difficile, ma Encaminho mi piace molto dovuto alla varietà e alle sfumature che lo caratterizzano, nonché all’interazione con Patitucci e Paulinho. Il brano inizia con un breve assolo di basso, che interagisce a sua volta con il piano, che entra lentamente prima di proporre la melodia, la quale segue una struttura classica AABA. Ci sono, poi, due assoli più lunghi, uno di piano e l’altro di basso, caratterizzati da vari elementi ritmici improvvisati che innalzano il dialogo con la batteria. Anche il denso concetto filosofico dietro il titolo di questo brano (“Encaminho”) cioè il libero arbitrio, mi ha portato a sceglierlo».

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